GERDA, Gerda (Wallace Records / Donna Bavosa / Shove, 2005)

È impossibile non notare come poco alla volta, anno dopo anno, la Wallace Records di Mirko Spino stia aprendo il proprio ventaglio di ipotesi musicali verso territori nei quali finora non si era avventurata.

È stato così parzialmente per i Sedia, e quest’anno l’uscita dell’album degli Hell Demonio si è attestata sulla medesima lunghezza d’onda: musica più frenetica, meno ragionata, attacco continuato e perseverante alla capacità di resistenza dei timpani. Stesse direttrici musicali che si celano dietro l’esordio dei Gerda, marchigiani – proprio come i Sedia – spesso a trovarsi palchi su cui strimpellare dalle parti di Bologna; quello proposto da Alessandro, Alessio, Roberto e Andrea è un post-hardcore duro e crudo, privo di qualsivoglia compromesso, estremamente metallico e urlato fino allo sfinimento. Gli strumenti, spesso incastrati in puzzle rumorosi e dissonanti, si concedono di quando in quando (la digressione finali di “Carne del mondo”) pause parzialmente catartiche, in attesa del ritorno della furia.

Ma per il resto è un vero e proprio delirio quello in cui viene precipitato l’ascoltatore: ed è un bene, un po’ perché trovo salutare l’idea di una destabilizzazione e di un assedio continuo alla capacità di adattamento dei nostri sensi, ma soprattutto perché questi quattro ragazzi sanno suonare davvero bene. E anche scrivere, almeno a giudicare dai testi, rigorosamente in italiano, che è possibile trovare nel booklet: e sì, sono stato costretto ad andarmeli a leggere, perché dallo strepitio convulso prodotto dalla gola di Alessandro è impossibile estrapolare qualcosa che abbia un senso.

Ed è veramente un peccato, perché riuscire a comprenderli permetterebbe di dare anche un senso ulteriore alla musica che li accompagna, punto in più questo che va irrimediabilmente perduto.

Resta dunque un post-hardcore senza troppe sfumature, standard ma di classe, nel quale immergersi dopo una giornata di cieli rosa confetto e cuscini di baci per ricordarci che esiste anche la tempesta dopo la quiete.

Sempre che ci sia qualcuno capace di dimenticarselo, di questi tempi…

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