AA.VV., Calypsoul 70 – Caribbean Soul 1969-1979 (Strut / Audioglobe, 2008)

“Calypsoul 70” è un’altra ottima raccolta a tema della Strut di Quinton Scott. Questa volta l’oggetto della ricerca è rappresentato da brani che ondeggiano tra funk e soul per quello che è un assaggio del corpo, inteso nella sua varietà, del suono caraibico degli anni ’70.
Si tratta di una serie grooves da party, di un mix di influenze che, come detto, convergono nelle attuali espressioni del soul, del funk oltreché della musica giamaicana. Viene dunque nuovamente posto l’accento sulla grande importanza che il suono di questa area geografica e musicale, a cavallo tra gli anni ’60 e ’70, ha avuto per approcci, generi e sottogeneri successivi. Dall’ascolto emerge un universo espressivo che è frutto della commistione di influenze e stili e che, nella propria condizione di ibridismo, trova slancio innovatore e identità. Altro aspetto rilevante è certamente rintracciabile nei contenuti a tema sociale di alcuni testi, testimonianze del ruolo di denuncia svolto da una serie di movimenti musicali che univano, già in quegli anni, l’intrattenimento a momenti di riflessione sulle condizioni della società.

Nella tracklist possiamo scovare nomi come quello di Boris Gardiner (“Negril”), giamaicano di Kingston che ha fatto parte degli Upsetters, di Tyron Taylor (“Move Up Blackman”) e del caraibicissimo Marius Cultier, qui presente con “Guanavaco”, brano estratto dall’album “A Place Des Arts” del 1970. Ci sono la grazia soul della cantante domenicana Ophélia nell’attualissima interpretazione di “Red Light Lady” e la preghiera di libertà di Mighty Duke in “Freedom In Africa”. Frenetici strumentali come “You don’t Love Me” (Gemini Brass), “90% Of Me Is You” (Amral’s Trinidad Cavaliers Steel Orchestra) e “Calypsoul” (Clarence Curvan & His Mod Sounds). Il tutto è piacevolmente utilizzabile sia come colonna sonora di una festa casalinga che come materiale per arricchire la propria collezione di dischi.
Raccolte come questa (vedi anche la recente “Funky Nassau”, sempre della Strut), fuori dalla cerchia degli appassionati, rappresentano preziosi compendi in grado fornire conoscenze di base su pezzi di storia della musica che hanno influenzato il proprio tempo quanto gli anni successivi. Per conoscere, apprezzare e, magari, approfondire.

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