THE PIERCES, Thirteen Tales Of Love And Revenge (Lizard King Records, 2008)

Come potrebbe suonare un album di due sorelle molto gnocche che si trasferiscono dal “paese” (Birmingham, in Alabama, non proprio piccolissimo, ma pur sempre “fuori dal giro”) alla “città” (New York)? Come questo “Thirteen Tales Of Love And Revenge”. Ci sono le radici, il folk tra il raffinato e lo sghembo (“Turn On Billie”, “Secret”) e ci sono parimenti le mille luci colorate, le tentazioni chic da bar ricercato (“Boring”, “Lights On”) come se gli Shivaree avessero preso un attico a Tribeca.

L’ascolto è piacevole e a tratti delicato, anche se alle volte fa capolino il dubbio legittimo che il quadretto sia un po’ costruito e fatto apposta per piacere: emerge infatti una cura maniacale anche in dettagli insignificanti che ci fa chiedere se le due sentano poi davvero quello che stanno cantando. Quando si sta troppo attenti alla forma, ci si può dimenticare di un po’ di sostanza. Però il risultato è ammirevole, in alcuni punti persino simpatico (“Boy In A Rock And Roll Band”) e in ogni caso vario. Se infatti le melodie pop sono la base, gli arrangiamenti cercano al di là delle solite soluzioni: vibrafoni, mandolini, organetti, trombette; non si può proprio dire che alle Pierces manchi la fantasia e la voglia di cambiare giro di valzer e ballerino.

Allison e Catherine ballano con tutto e tutti a tal punto che potrebbero quasi risultare troppo volubili. Ti fanno capire che non le sentirai mai propriamente tue, perché loro sono in città, e la città offre tante occasioni. Alla lunga degli ascolti del cd, dunque, ci si affeziona poco: le Pierces sono una bella conoscenza che hai fatto tu come altri, e nulla più. Però, c’è chi dice anche che è meglio una torta in tanti che una merda solo per sé.

(Paolo Bardelli)

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