DAMIEN*, Mart/Art (Suiteside, 2008)

Per la serie, “Se Pesaro si chiamasse Portsmouth (o Plymouth, fate vobis)”, i Damien* sarebbero già da anni una realtà consolidata e incensata. Invece, per il trio marchigiano, l’approdo su etichetta (la rinata Suiteside di Genova) si è fatto attendere parecchi anni, spesi tra autoproduzioni, riconoscimenti vinti qua e là e date su date in giro per la penisola. Alla fine però la dedizione paga e il debutto, se di debutto si può parlare, spazza via qualsiasi discorso non musicale.

Undici tracce dal groove possente, ritmiche distorte e schiacciasassi, ritornelli catchy e tanta attitudine. Musica decisamente poco italiana che strizza l’occhio al dancefloor rimanendo in ambiti prettamente punk-rock. Il tutto in mezz’ora, segno di come le cose funzionino benissimo senza bisogno di calcare troppo la mano. Pezzi dalla spiccata immediatezza come “Fix It!” e “Sleepy Mob” si mischiano a veri gioielli pop come “80s Toons” e “Bunburying” a dimostrazione di come, al gusto per riff dance-oriented e cassa sparata in orbita, i nostri sappiano alternare con padronanza una sensibilità melodica che sarebbe un crimine sottovalutare. In mezzo, immancabili martellamenti punk come “Occasionally Tomboy”, “December” e “Street Fighter 2 Turbo” (sembrano in cinque ma sempre di terzetto si tratta). Formule che, a onor del vero, da Londra e New York ci propugnano da qualche anno. Ma qui ci sono canzoni e sudore dettati dalla passione, non ciuffi piastrati o look da indie boys della peggior risma solo per rispondere a esigenze di immagine. E, per tornare alla musica, dal vivo il tiro dei pezzi è quadruplicato. Vedere (e sentire) per credere.

Disse il saggio: “Con il produttore degli Arctic Monkeys farebbero il botto ovunque”. Chissà che il condizionale non si trasformi prossimamente in un futuro.

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