SUPERGRASS, Diamond Hoo Ha (EMI / Parlophone, 2008)

Azione e reazione. I Supergrass si sono bastati la parentesi acustica, fatta di riflessione e contemplazione quasi amara di “Road To Rouen”, e hanno voluto tornare ad antichi fasti, vecchie velocità, bisogno ritrovato di sfogarsi ancora. Nella tracklist c’è una “Rebel In You”, probabilmente non è un caso.

Senza apparire mai superati o passatisti, superando i “si stava meglio quando si stava peggio” e roba del genere, in “Diamond Hoo Ha” il trio di Oxford suona quello che ha sempre saputo fare, con un po’ più di pacatezza, certo, la definiremmo una irruenza controllata, ma senza essere molto lontani dal marchio Supergrass creato con i primi quattro album.

La strada di Rouen si materializza solo in “When I Needed You” mentre per il resto la via è lastricata dal blues potentemente elettrico di “Diamond Hoo Ha Man” (potrebbero essere i White Stripes…), da ritornelli sognanti quasi Moving-style (“Return Of Inspiration”), dai classici istantanei “Rough Knuckles” e “Ghost Of A Friend”.

Sono tornati nella mischia i Supergrass, per una rock band è più bello che rinchiudersi in una cameretta, in una baita o in un teatro. A volte ci vuole anche quello, è la stessa vita che lo chiede e, l’avevamo scritto l’ultima volta, i Supergrass sono tra i gruppi che più la rappresentano.

Ma, si sa, c’è più gusto quando ci si butta e si torna in gioco.

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