Intervista ai Kech

State per conoscere Giovanna e i Kech, sabato sera 13 marzo, al 2° Kalporz Festival. Più che doveroso scambiare quattro chiacchiere con loro, su quell’ “Are you safe?” che, a distanza di mesi, continua a suonare come un’inaspettata boccata d’aria fresca.
Ecco qui le simpatiche risposte che i cinque hanno dato alle mie domande petulanti. Ma, scusate un attimo, ragazzi… una cover di Pappalardo?

(dove non è indicato, è Giovanna, la cantante, a dare le risposte)

La prima domanda è piuttosto scontata: come nascono i Kech e con quali obiettivi?

MMM… all’inizio eravamo in tre, in una cameretta con batteria elettronica 4 piste e nessuna intenzione di suonare dal vivo. Poi invece la voglia “da palco”è venuta e dopo una serie di cambi di line up ed esperimenti siamo arrivati a una formazione più classica (2 chitarre, basso, batteria e voce) e a una musica più… rock. Più o meno ci conoscevamo già tutti da scuola o perché suonavamo insieme in altri gruppi. Obiettivi? Non saprei, forse provare a fare le cose un po’ più seriamente rispetto ai nostri gruppi precedenti e girare in lungo e in largo lo stivale e… magari fare qualche incursione ancora all’estero!


Il vostro disco ha ottenuto molte attenzioni anche da parte della stampa non di settore, e le critiche sono tutte positive: ve lo aspettavate? C’è qualcosa di “Are you safe?” che vorreste cambiare?

“Are you safe?” è la somma dei nostri primi due demo come Kech indie rock band: “A lovely place” (tranne “Elettronic”) e altri 5 pezzi che nessuno aveva sentito ma che facevano parte di uno stesso periodo. Sono registrati in modo molto grezzo nella nostra sala prove con un portatile e due microfoni ma rispecchiano abbastanza quello che eravamo ormai quasi due anni fa. Ora siamo diversi ma quel disco va benissimo per il periodo che rappresenta.
Si è strano ma anche la stampa non specializzata si sta occupando un pochino di noi… pensa che siamo anche finiti su Maxim dove imperano donnine in abiti succinti!!


Tutte le recensioni di “Are you safe?” tirano in ballo i Pixies. Fatemi voi dei nomi che hanno ispirato la vostra musica, e che nessuno ha ancora citato per descrivervi.

Giovanna: E’ vero che ci piacciono i Pixies. Credo che molti dei gruppi che ascoltiamo siano stati citati nelle recensioni come Pavement, Breeders, Sleater Kinney, Stereolab… Ma abbiamo gusti eterogenei: il nostro nuovo bassista Tommaso ad esempio non ascolta rock (credo non sappia neanche chi siano il 99, 9% dei nostri gruppi preferiti) ma ha una formazione classica e se sali in macchina con lui gira Mozart a palla!
Io sono molto appassionata di un calderone di cose che vanno da Elliot Smith (:(((), Stone Roses e Beastie Boys… guarda che ora spariamo nomi che non so se c’entrano coi Kech ma che piacciono a noi!!

Teddy (batteria): Paul WellerPink Floyd e Sparklehorse…

Pol (chitarra): Velvet Underground e Beck

Nicola (chitarra): Rolling Stones


Ascoltando le vostre canzoni, appare spontaneo prestare attenzione alle chitarre e alla freschezza della voce, ma non ai testi. Come nascono, e di che cosa parlano i vostri testi?


I testi e le melodie li faccio io e ho dei metodi che ho perfezionato e modificato nel tempo… A volte ho in mente una storia che sviluppo in modo strampalato. Parto da parole che mi evocano qualcosa e ci costruisco intorno. Altre invece partono proprio da parole, magari semplici (e l’inglese è stupendo per questo) che riescono a sintetizzare in una frase sola un’emozione o un’immagine…senza dover usare la complessità dell’italiano che per me col rock non si sposa molto bene…
I contenuti sono svariati quindi, evocativi più che descrittivi… “Cerry” parla di un sogno in cui ricordo una festa indimenticabile di tanto tempo fa in cui Cerry (un nostro amico) sembrava John Travolta, la cosa divertente è che lui ora si sposa e noi suoneremo al suo matrimonio… sperando di rivivere la festona tutti insieme!!!


Si dice che stiate per tornare in studio, e che abbiate nuovi brani già pronti. Potete anticiparci qualcosa?

Eheheh abbiamo già registrato 8 pezzi, sempre in sala da noi e sempre con Giuseppe Ielasi. Ne abbiamo altri ancora ma aspettiamo di vedere come stanno venendo questi… a giorni passiamo al riascolto e ai primi mix. Le canzoni le stiamo già suonando dal vivo quindi sicuramente qualcosa la ascolterete anche al Calamita!

Un piccolo gioco: se poteste scegliere di trasferirvi in un’altra città e in un ‘altra epoca solo per la musica che si suonava lì, che cosa scegliereste?

Giovanna: Manchester primi anni novanta

Pol: New York anni Sessanta

Teddy: Cuneo 1990

Nicola: Berlino anni ’80

State per suonare al 2° Kalporz Festival. Avete qualcosa di particolare in programma per noi?

Aspettavamo la fine di Sanremo per preparare una cover della canzone vincitrice e cantarla insieme tutti in coro al popolo di Kalporz (possibilmente dopo sette bicchieri di rosso di Kalporz), ma non ha vinto Pappalardo e allora siamo un po’ spiazzati…