Badly Drawn Boy, Milano (Alcatraz) (22 settembre 2002)

Partiamo dai pregiudizi, o le aspettative, se così volete chiamarle. Se vado a un concerto di Damon Gough, in arte Badly Drawn Boy, mi aspetto un clima scanzonato, ironico, simpaticamente arruffone e decisamente antidivistico. Perché sono così i dischi del Ragazzo, e così è il suo personaggio, con quell’aria (e quel nome) da caricatura naif.

E invece… e invece è proprio così. Pure troppo, vi diranno quelli che erano all’Alcatraz domenica sera. Il Ragazzo disegnato male si prende talmente tanto poco sul serio che beve, fuma, suonicchia, si ferma per ri-bere/ri-fumare, si dimentica le parole e/o gli accordi… aggiungendo a tutto ciò vari siparietti verbali col pubblico, che partecipa un po’ divertito un po’ incredulo un po’ irritato, e ci scapperà pure una quasi rissa… ma andiamo con ordine.

L’Alcatraz è moderatamente pieno quando alle 9.45 arriva sul palco la band del Ragazzo, che vanta al basso il vecchio Andy Rourke degli Smiths: ultimo arriva Damon, berretto d’ordinanza calato fin quasi sugli occhi, che alza alla salute della gente uno dei due enormi bicchieri di vino rosso da cui attingerà la propria ispirazione per tutta la sera. Il pubblico è buono e lo saluta calorosamente, mentre il nostro si getta una Gibson rossa al collo e attacca: l’inizio è tutto per le anticipazioni del prossimo album “Have You Fed The Fish” e i brani della colonna sonora del film “About A Boy”, che Damon annuncia sardonicamente come i brani “dedicati a Hugh Grant”.

Finalmente, con “Everybody’s Stalking”, cominciano ad arrivare anche i pezzi di “The Hour Of Bewilderbeast”, l’album d’esordio vincitore del premio Mercury: le versioni proposte perdono molto della sottile trama sonora che avevano su disco, votate come sono agli alti volumi più che alle sfumature… e “The Shining” senza l’intro di violoncello e corno non è la stessa cosa.

Certo, BDB non ha l’aria di metterci l’anima: si accende una sigaretta, che cerca di tenere in mano mentre suona, e visto che non ci riesce smette di suonare e appoggia la sigaretta sul tavolino, un sorso di vino e ricomincia a suonare… il pubblico lo segue abbastanza divertito, lo incoraggia, e lui come premio mostra orgoglioso le foto dei suoi due bambini, facendole girare fra la gente. Vuole perfino farci un regalo, l’anticipazione della title track del nuovo album, anche se dice di non averla provata, e c’è da credergli: si mette a picchiare a casaccio sul pianoforte elettrico, si ferma e riattacca almeno un paio di volte, ma alla fine qualcosa lo sentiamo. Va peggio con l’altro inedito, “I Was Wrong”: BDB si ferma per due volte a metà brano, si incazza e butta all’aria il microfono (con un gesto molto rock, indubbiamente) e qualcuno fra il pubblico lo fischia.

Eccoci al clou della serata: BDB tira fuori la sua grinta di hooligan mancuniano e apostrofa il contestatore con il classico “t’aspetto fuori” e una messa in dubbio delle sue capacità riproduttive; poi se ne va schiumando. Il pubblico è incredulo ma veramente buono, perché nonostante tutto comincia a chiamare il Damon a gran voce, che alla fine tornerà e riuscirà (al terzo tentativo) a terminare il brano, e abbozzerà una specie di scusa.

Per il resto, rimangono una svogliata “Disillusion” con introduzione disco e qualche inedito che mi è apparso largamente trascurabile.
Che dire? Devo ringraziare Damon per essere uno “vero”, uno che è scazzato non solo nei videoclip? Oppure lo ascriviamo alla lunga lista di star britanniche capricciose, della scuola dei Bowie e dei Gallagher? A proposito, ma non doveva essere un antidivo, il Ragazzo? O chissà, il nostro è un topo da studio di registrazione… il tempo lo dirà. Il mio ritorno a casa è occupato da un altro dubbio, cosa avrei potuto fare con i 20 euro del biglietto.