Il pop sinestetico di Acaro, 7 tracce alla scoperta del suo percorso

Acaro è un artista di Bergamo classe ’93. L’artista cerca di allontanare i mali della sua età raccontandoli, a partire dall’allergia che ispira il suo nome, in un racconto esistenziale fatto di episodi quotidiani e sguardi sulla mediocrità che ci circonda.

Il suo album, “Acaro Vol.1”, uscito il 26 febbraio su Costello’s, è una raccolta di brani pop sinestetici.
“2 anni della mia vita, succo di Acaro, 100% polpa.Questo volume nasce dalla mia necessità creativa. Mi stupisce più di tutto la naturalezza con cui queste 8 canzonie queste 8 storie a fumetto siano state concepite, nulla era programmato, ma hanno preso forma con unasemplicità tale da farmi pensare che già fossero scritte dentro di me. Poi per concretizzarle e renderle pubbliche ci ho impiegato più di 2 anni… ma questo è un altro fatto.La possibilità di mettere in gioco me e le mie canzoni, scrivendo altrettante storie a fumetti a cui legare ognuna diesse, è stato per me un grosso stimolo a cui non ho potuto far altro che cedere”. 

Scopriamo Acaro, a partire da 7 brani che hanno ispirato il suo percorso musicale.
Questi ragazzi di Edimburgo furono un’illuminazione quando li vidi in apertura ai Massive Attack in concerto.
“Get Up” suona aggressiva, le voci dei cantanti risultano stonate sui synth con estrema grazia.
Un pezzo umanoide, fatto di carbonio e silicio.

Volonté – Che Cosa Mi Fai

Poco conosciuta era la sua band, i “Fratelli Calafuria”, sconosciutissimo ora il suo progetto solista. Forse anche per questo mi affascina.
Fui investito brutalmente dalla sua musica da ragazzo, quando mi nutrivo di musica per diventare grande, poi mise la retro e mi ripassò sopra per sicurezza.
Quando la sua band si sciolse, per me e i miei pochi amici appassionati fu un giorno di lutto.
A quest’uomo devo davvero tanto e lui manco lo sa, che cosa stupenda la musica.

Franco Califano – Un Tempo Piccolo

Il Califfo si può solo ammirare umilmente.
Sensei della scrittura, da lui cerco di assimilare, consapevole che solo la vita vissuta e l’esperienza possono darmi le skill per scrivere canzoni come questa.

Erlend Øye – La Prima Estate

Una canzone italianissima cantata da un norvegese, quello con gli occhiali dei Kings of Convenience. Un pezzo malinconico e contemporaneamente gioioso, come cerca di essere Acaro.
Esiste qualcosa di più bello della gioia malinconica? L’effetto è quello di fermarsi a guardare un tramonto.

Bugo – Io mi rompo i coglioni

Bugo è un cantautore italiano fin troppo sottovalutato, specialmente ora che per i più è un memino vivente.
Questa canzone è un inno: racconta la noia come nessuno ha mai fatto in Italia, e, proprio mentre scrivo, mi rendo conto che il tedio costituisce una fetta enorme nel grafico della mia vita.
Scrivere un pezzo così rappresentativo, un inno appunto, è per me una sfida continua.

Joji ft. Clams Casino – Can’t Get Over You

Su Joji c’è poco da dire, anzi mi correggo, da dire c’è troppo, in queste situazioni preferisco tacere.
Sicuramente uno dei pochi artisti per cui provo della sana invidia.

Interpol – Same Town, New Story

Ma di cosa stiamo parlando?! C’è tutto al posto giusto nel modo giusto.
Questa me la sono studiata alla perfezione, il giorno del test, al loro concerto, ero preparatissimo.