YUNG LEAN, “Starz” (YEAR0001, 2020)

Sin dall’uscita dell’iconico videoclip di “Ginseng Strip 2002” il percorso artistico di Yung Lean è stato un continuo esplorare e affrontare prima di tutti gli altri territori nuovi e inesplorati. Ancora minorenne insieme ai Sadboys (crew che comprende i producer Gud e Yung Sherman) ha prima bazzicato il mondo internet e post-ironico,raggiungendo in brevissimo tempo la fama mondiale e il trasferimento dalla Svezia negli U.S.A., dopo si è consumato l’ormai celebre dramma personale che ha portato alla creazione di “Warlord”, a oggi la punta di diamante della discografia di Jonatan Leandoer.

Proprio il disco del 2016 rappresenta il punto di svolta nella visione musicale del ragazzo svedese; sempre molto attivo con il suo progetto principale e side-project (Död Mark, jonatan leandoer127) abbiamo assistito a una crescita finalmente direzionata a una nuova incarnazione in cui abbandona le vesti del rapper un po’ spaccone e vagamente demenziale, maturando uscita dopo uscita una forma canzone che attraversa consapevolmente la contemporaneità con la patina emo che da sempre è il marchio del sadboy svedese.

Sin dallo stesso anno di uscita di “Warlord” già si intravedeva la svolta crooner di Lean, con la bellissima canzone d’amore “Hennessy & Sailor Moon” e ancora in “Red Bottom Sky”  da “Stranger” (2017), apice del nuovo percorso, siamo stati curiosi di vedere quali fossero le nuove strade che il buon Jonatan avrebbe intrapreso. Verso l’inizio di questo stato d’emergenza mondiale causa pandemia, il “live @ the back of the truck” (bellissimo, se ve lo siete perso recuperatelo) aveva dato ulteriori certezze che con l’uscita di “Starz” non ci sarebbero stati ulteriori cambi di direzione.

Yung Lean, pop senza voler essere una star, ha creato un altro disco di canzoni fresche e delicate, seppur senza l’urgenza artistica apparsa in “Stranger” qualche anno fa. I sedici brani che compongono “Starz” compongono un puzzle che funziona, pur senza mai brillare del tutto.

Eccezionale nella sua ‘normalità’,  non mancano certo i pezzoni: “Boylife in EU”, primo singolo estratto; la simil-shoegaze “Starz” in compagnia di Ariel Pink; “Pikachu”.

Non è facilissimo giudicare un’uscita come “Starz”, alla luce di tutto il percorso compiuto da Lean nel corso dell’ultimo decennio. Se a tratti potrebbe apparire un passo indietro, il disco nella sua completezza è una gemmina pop da ascoltare nella sua interezza (alla faccia di chi diceva che l’universo zoomer avrebbe ucciso il formato album, avete solo smesso di ascoltare musica).Probabilmente uno di quei dischi che rimarrà fino alla fine dell’anno.

80/100

(Matteo Mannocci)