LARRY LEVAN, “Genius of time” (Universal, 2016)

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“Larry Levan is a name that gets associated with a bygone hedonistic age of abandon, the rise and fall of disco, and the general passing of an era”.

È l’attacco della nota sul libretto che accompagna la compilation “Genius of Time”. In tutto 22 tracce, tra produzioni e remix di Larry Levan. Le origini della disco, i primi passi della garage house in un’antologia che raccoglie l’essenza della club culture della New York a cavallo tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80.

Il dj e il produttore Larry Levan. Una carriera iniziata al fianco di Frankie Knuckles alla fine degli anni ’60 al The Loft, il locale nell’attico di David Mancuso. La consacrazione alla fine degli anni ’70 al Paradise Garage; un edificio originariamente adibito a garage, appunto, al numero 84 di King Strett a New York, trasformato poi nel club culla della garage house.

È lì che Larry Levan (scomparso nel 1992 a soli 38 anni) affina le tecniche di mixing, affidandosi ai rudimentali mezzi tecnici disponibili, cercando di migliorare e spingere al massimo le possibilità offerte dai giradischi di fine anni ’70. Nello stesso periodo realizza anche i suoi primi remix, influenzando per sempre il panorama delle produzioni legate alla musica disco.

In “Genius of Time” troviamo un condensato di questo suono. Le mani di Levan sulle voci di Gwen Guthrie, Syreeta Wright, Jeffrey Osborne, Grace Jones, Dee Dee Bridgewater.

Da qui ha avuto inizio tutto. La disco, la club culture, gli anni ’90, i ‘2000. Un pezzo di storia.


84/100

(Tommaso Artioli)