Gil Scott-Heron, “The Bluesologist”, il libro

Dare a Cesare ciò che è di Cesare. Partendo da questo proverbio Antonio Bacciocchi (batterista, scrittore, dj radiofonico, produttore discografico) anticipa i tempi della monumentale biografia “Last Holiday” e ricorda il musicista americano con “The Bluesologist”, piccolo saggio dedicato alla vita e alle opere di Gil Scott-Heron (1 Aprile 1949 – 27 Maggio 2011), poeta e musicista che ha influenzato gran parte della black music dagli anni 70 fino ad oggi e riconosciuto come uno dei padri ispiratori del rap.

Dal debutto fulminante “Small Talk at 125th and Lenox” datato 1970, una raccolta di canzoni su substrato minimale che avevano lo scopo di raccontare le angherie subite dai neri d’America fino al testamento di “I’m New Here” (2010), crudo e personale resoconto degli ultimi 16 anni vissuti nella morsa della tossicodipendenza. In mezzo a questi due punti cruciali, la vita musicale di Heron, la sua collaborazione prolifica con Brian Jackson, l’amore per Martin Luther King e per la nonna Lily Scott che lo accudì nell’infanzia passata nel Tennessee, la nomea di Dylan nero che acquistò grazie alle sue canzoni-poesie sagaci e taglienti, ironiche e lucidissime nel fotografare i disagi del popolo nero (famosissima rimase “The Revolution Will Not Be Televised” dalle quale però Heron cercò spesso di tenere le distanze ricercando altre verità), i romanzi “The Vulture” (un thriller brillante e veloce) e “La Fabbrica dei Negri” (le rivolte studentesche per i diritti dei Neri ambientato nell’Università di Sutton, in Virginia) , il periodo creativo, il funk e il capolavoro “Pieces Of A Man”, i live travolgenti con la Midnight Band, la rottura da Jackson e i dischi successivi alla ricerca di sonorità più delicate.

Tutto ciò raccontato in piccoli ma dettagliati paragrafi utili per recuperare un pezzo di storia Americana. Antipasto quindi, più che minuziosa ricostruzione della vita di Heron, ma fondamentale per approcciarsi alla poetica di colui che, partendo da Malcom X e arrivando a Curtis Mayfield, ha saputo accostare a canzoni meravigliose messaggi “universali” dalla forza dirompente (i temi più ricorrenti sono la lotta al nucleare e l’Apartheid).

Rabbia triste, come qualcuno disse, capace di trasformare il messaggio in arte.

(Nicola Guerra)

Antonio Bacciocchi
GIL SCOTT-HERON
The Bluesologist
Storia e discografia del padre del rap
(I Libertini – 2012)

2 aprile 2012

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