BLITZEN TRAPPER, “American Goldwing”, (Sub Pop, 2011)

Chissà che gli sarà saltato in mente a quel geniale menestrello di Eric Early, anima e mente dei Blitzen Trapper, per partorire un album cosí piatto e standardizzato come “American Goldwing”.
Talento logorroico ed instancabile, il folletto dell’Oregon ci aveva abituati fin troppo bene negli ultimi anni, tanto che mamma Sub Pop aveva deciso di prendere lui e i suoi cinque compagni sotto la propria ala, dopo l’inaspettato successo del loro terzo album autoprodotto, “Wild Mountain Nation”.
Ebbene sì, il sestetto proveniente da quella fucina di creatività conosciuta con il nome Portland è in giro già da una decina d’anni ed ha seminato lungo il suo cammino almeno 3 album di notevole caratura.

Dopo il già citato “Wild Mountain Nation”, eccentrico ed entusiasmante guazzabuglio psych-western, i Blitzen Trapper non hanno più sbagliato un colpo. Se “Furr” stupiva per efficacia melodica ed onestà intellettuale, “Destroyer of The Void” suggellava il definitivo salto di qualità per Early e compagni, grazie alle sue ingegnose divagazioni folk-prog (memorabile a tal proposito la suite della title track).
Dispiace davvero quindi dover segnalare il primo vero passo falso della band di Portland, che con “American Goldwing” fa un evidente balzo indietro lungo il suo percorso di evoluzione artistica.

Va bene il ritorno alle origini della tradizione roots americana, passi pure l’amore incondizionato per il southern rock di marca seventies, ma i brani di questo disco paiono più che altro una raccolta di b-sides di una band qualsiasi della scena country folk contemporanea, in grado di entusiasmare solo qualche fanatico con cappello da cowboy e stivali con lo sperone.
La vivace accoppiata iniziale costituita da “Might Find It Cheap” e “Fletcher” rimane probabilmente quanto di meglio il disco ha da proporre, a parte “Astronaut”, poco più che una discreta ballata folk. Il resto sono tanti brani simili tra di loro, qualche schitarrata degna di nota e una pesantissima sensazione di già sentito che aleggia per tutta la durata dell’album.

Non si sa se galeotta sia stata la voglia di rimettersi subito on the road oppure la smania di continuare sull’ardita strada di una pubblicazione all’anno, sta di fatto che la fretta questa volta ha fatto da cattiva consigliera ai Blitzen Trapper; le polverose cartoline di Eric Early questa volta non provocano sussulti, ed è davvero un peccato.

50/100

(Stefano Solaro)

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