I Litfiba esistono ancora. Che sciagura.

Giravo per cartelloni online per capire bene quali concerti ci fossero questa settimana nella mia regione, in Emilia, quando una data impossibile (impossibile perché non credevo nemmeno che il relativo gruppo esistesse ancora, o meglio, lo sapevo ma inconsciamente rimuovevo…) mi si è parata davanti: i Litfiba alla Festa del PD di Modena, sabato 12 settembre.

Purtroppo è tutto vero: Ghigo non si arrende, ha ricambiato il cantante (ora c’è questo tale Filippo Margheri che almeno non copia Pelù, però da lì a valutarlo come un cantante di personalità ce ne corre…) e l’unico che lo segue ancora è il bassista Roberto Terzani. Tremendi. Inascoltabili. Affrontando, per puro gusto sadico, un paio di pezzi sul loro Myspace (“La Rabbia In Testa”, “Sepolto Vivo 2.0”) viene più o meno da vacillare per l’incredulità, per chi è cresciuto amando alla follia “Desaparecido”, “17 Re”, “Litfiba 3” e, suvvia, anche “El Diablo”, è un colpo all’anima, come se Roberto Benigni si iscrivesse a Forza Italia. Dimentichiamoci queste brutte cose immediatamente: i Litfiba non esistono più. Ripetiamocelo all’ossesso. E’ un esercizio che faccio spesso in questi casi, si chiama rimozione. A Modena però presenteranno, in una presunta “data evento”, il disco in uscita. Che sciagura.


È inevitabile, viene subito voglia di ascoltarsi qualcosa della loro roba più grandiosa, tipo questa “Re Del Silenzio” suonata quel mitico 12 maggio 1987 (da quel concerto fu preso il live “Aprite i Vostri Occhi!”):

Il basso onnipresente di Maroccolo, talmente metallico da far invidia ad una chitarra elettrica, la perfezione stilistica della voce di Pelù (uno dei pochi cantanti italiani che non sbaglia dal vivo un centesimo di semitono), l’originalità spigolosa della chitarra di Ghigo, le tastiere gustosamente new-wave di Aiazzi, la batteria piena di pathos dell’indimenticato Ringo: sarà scontato, ma questi sono i Litfiba che vogliamo ricordare.

Come nella seguente versione di “Eroe nel Vento”, del 1988, che ha una carica tale da imbarazzare qualsiasi gruppo di rock italiano, da allora e nei secoli dei secoli.

(Paolo Bardelli)