MARTA SUI TUBI, Sushi & Coca (Tamburi Usati, 2008)

La partenza è in vecchio stile. La voce di Giovanni e la chitarra di Carmelo sole, al centro di “Arco e Sandali” e impegnatissime nei relativi saliscendi, si incrociano e si salutano soltanto a metà di un’architettura chiasmica di scale mobili che farebbe piacere a quell’altro fuoriclasse di John De Leo. Toccherà aspettare la metà del disco, alla quinta traccia “Dio come Sta”, perché il consueto fremito tarantolato si estenda dall’accoppiata centrale fino agli altri strumenti, comprese le tastiere di Paolo Pischedda, da poco chiamate a far parte del gioco: nel frattempo il coro dell’Antoniano avrà già fatto la sua performance, melodie popolari sicule avranno incontrato testi punk-sessisti, si saranno tenuti comizi di filosofia esistenzialista e all’Altissimo staranno già fischiando forte le orecchie.

Non si corre certo il rischio di annoiarsi dentro un disco dei Marta sui Tubi, ma quando vi si dice che l’ideale Lato B di “Sushi & Coca” è il più interessante dei due in quanto il più “tranquillo” potete fidarvi sulla parola. La voce di Gulino è ancora troppo sopra le righe per essere digeribile ai più (“sono stato e sarò sempre attratto da quante cose può fare la lingua”) eppure da qualche parte accanto agli affezionati hardcore per chitarra e voce si intravedono concrete possibilità per un’altra Marta, più riflessiva, quasi melodica. Accade negli arrangiamenti ariosi di “Lauto Ritratto”, nel ritornello semplice ma efficace de “La Spesa” (negramari, beccatevi questa!), nel gran finale di “Pensieri a Sonagli”. Il nuovo Marta sui Tubi è una tappa fondamentale di uno sviluppo che si potrebbe definire “concentrico”: dal suo irrinunciabile cuore acustico la musica dei siciliani si è allargata verso l’esterno, arrivando a maneggiare sempre meglio il proprio organico e apprendendo un modo per modellarvi sopra scritture brillanti.

Sulla scorta di questo incoraggiante allargarsi, se mai il ritornello de “L’aria intorno” o gli attacchi a muso duro contro Milano contenuti nella suite-noir di “Sushi & Coca” dovessero infiltrarsi nel panorama musicale e sociale che ci stanno intorno, veicolando loro il magnifico virus epilettico di cui sono fatte e risvegliandoli entrambi dai rispettivi letarghi di lobotomia…beh se andasse così sarebbe davvero una gran cosa!

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