MARC EVANS, The Way You Love Me (Defected / Family Affair, 2008)

In alto i cuori house, quelli rivolti alla garage, perché il debutto di Marc Evans su Defected è un vero e proprio gioiello di neo soul e la sua è una voce che ha davvero del miracoloso.

“The Way You Love Me” prende il nome dalla fortunata club hit del 2006 e nasce dalla collaborazione con Dj Spen & the MuthaFunkaz alla produzione, a formare un micidiale black squadrone per una straordinaria alchimia di pop, soul, funk e incandescenza house.

La sensualità del brano omonimo è già una magia di raffinatezza, seducente e inebriante nel suo volteggiare di sete e velluti, “Given Me Joy” è bella da togliere il fiato, un abbraccio da brividi a tutto ciò che amiamo e che abbiamo amato, uno spirito si muove libero nel canto potente di Marc impossessandosi di mille arcobaleni (la parte centrale è un recitato che omaggia riferimenti come Stevie Wonder e Donny Hataway). “Reach Out for Love” ribadisce la sopraffina tecnica vocale e incalza con una marcata vena funk, “Beneath the Crescent Moon” insinua malinconie latine dentro a una sorta di fascinosa flamenco-house, mentre il germoglio più dancey di “I Don’t Want You Anymore” è persino toccante nel suo mantrico “now it’s over” e dà vita a un inno di irresistibile visceralità coi fiati a suggellare l’armonia perfetta fra anima e corpo.

Scorre vita vissuta e gioia e sofferenza nelle corde vocali di Evans, la sincerità come presupposto imprescindibile della sua messa in scena. Ma questa è soulful house baciata da dio e l’uomo di Baltimora è assolutamente credibile nel suo messaggio, forte di una spiritualità del tutto genuina forgiata e maturata nei cori gospel ai tempi del college.

Sono caratteristiche, queste, che troviamo ovunque nel disco: nello spezzato RnB di “Am I Crazy” così come nei momenti più laid-back di una rotondeggiante “The Promise”, soffice impasto d’intensi cori e contrappunti vocali. L’electro-soul improvvisamente più acido di “Serenity” conferma l’estrema ricercatezza ritmica inseguita e raggiunta in produzione, la spiccata propensione funky di “This Thing Called Love” e “Tonight’s the Night” testimonia la versatilità e l’eclettica natura del progetto. Un arpeggio struggente accompagna in chiusura la take acustica di “Crescent Moon” ed è pura emozione a confondere i sensi, un po’ come tutto il disco del resto, trionfo di black music a 360° che sa parlare il linguaggio della carne e dell’anima, intriso da cima a fondo di vita, di luce, di profumi e di passione.

Love love love.
E non c’entrano niente i figli dei fiori. Questo, signori, è un viaggio dritto al cuore del soul.

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