ONEIDA, In Circles (Quarterstick / Wide, 2006)

Pura atmosfera. Tara Jane O’Neil è una foglia. E’ il vento d’autunno che soffia dolcemente al tramonto, mentre si guarda l’infinito da una collina e tutto il mondo sembra fermarsi. E’ musica per cuori infranti ed anime erranti. Malinconie di stagione per maglioni di lana. Magia incantevole e purissima. Dimentichiamoci le baggianate del minimalismo pretenzioso alla “pure ambient music”. Qui bastano pochi arpeggi di chitarra su un tappeto di drones elettrici per mandare in tilt il cervello, per far perdere le sinapsi e lasciarsi abbandonare nel limbo. Ogni volta è sempre più bello. Verrebbe voglia di prendere ed andarsene. Musica errabonda, per la fuga misteriosa alla ricerca di un qualcosa. Anche solo di qualcosa da fare. Nel walkman, nel lettore cd portatile, nell’I-Pod. Basta averlo a portata di mano e l’esilio vagabondo avrà un sapore dolce, quel dolce che pur venato da una certa amarezza non perde la sua irresistibilità. Mentre si sente la pioggia cadere, mentre il vento batte forte sui cespugli, mentre gli angeli cantano in coro litanie infernali da far tremare il buio. Tara Jane O’Neil è una foglia. Resiste a tutto e tutti. Non si stacca. Non cade. Rimane lì come a dimostrare di avere una forza interna che nemmeno lei credeva di avere. E che forse anche noi abbiamo. Basta crederci. Basta lasciarsi andare. Basta ascoltare.

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