SNOW PATROL, Eyes Open (Polydor, 2006)

Gli Snow Patrol sono furbi. Sanno come costruire una canzone pop dove tutto è al suo posto e sono anche capaci di fartela piacere. L’unico problema è quando ti accorgi che oltre al singolo apripista, c’è ben poco sotto il sole. Succedeva così per “Final Straw”, disco che nel 2003, grazie alla potenza della formidabile ballata “Run”, ha proiettato la band nell’olimpo dei pezzi da novanta. Succede spesso, in Albione. Azzecchi un singolo e per una manciata di settimane sei il re del mondo.

Tornano tre anni dopo con “Eyes Open”. E’ il loro quarto disco e questa volta cercano di essere qualcosa di più della classica band carina capace di costruire un album riempitivo decente alle spalle del singolo ammazzatutti. Ci provano. Si sente. Lo sforzo è lodevole ed intenerisce, per certi versi. Ma non ce la fanno. O meglio, non ce la fanno del tutto. Qui il singolo è “You’re All I Have”, brit-anthem che ricorda il guitar-pop di certi U2 tra gli anni ’80 e ’90. Tutt’attorno però, è un susseguirsi di orpelli, fastidiose orchestrazioni ed ammiccamenti verso una ballata paracula che al meglio ricorda i peggiori Oasis e al peggio i migliori Keane.
Un po’ di sugo, comunque, c’è: “Hands Open”, “Begging To Get Me” e il duetto con Martha Wainwright “Set The Fire To The Third Bar”. Francamente inascoltabili invece, i lenti bagnamutande con tanto di inopportuno delirio orchestrale: “Make This Go On Forever”, “You Could Be Happy” e “The Finish Line” ci confermano come, ancora una volta, gli archi nel rock siano più deterrente che una marcia in più. Francamente dimenticabile il resto. Ennesima occasione sprecata. Nonostante il rimarchevole sforzo, preferiamo passare oltre.

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