DEVICS, Push The Heart (Bella Union / V2, 2006)

“Push the heart”, spingi il cuore. Verso nuove direzioni, più serene rispetto al precedente e bellissimo “The stars at Saint Andrea”: questo è quello che fanno i Devics, ormai stabili nella formazione a due con la voce malinconica di Sara a stendersi lieve sui tappeti sonori dolcemente soffusi di Dustin. L’elemento digitale scompare quasi completamente dalle dieci canzoni di “Push the heart” (eccezion fatta per i glitches simili al ticchettio delle dita su una macchina da scrivere in “A secret message to you”, canzone in puro stile Mùm), e non sempre è un bene: tutto si appoggia al pianoforte di Dustin, spesso intrecciato alle chitarre acustiche, e le variazioni sul tema sono ben poche.

Proprio quando i Devics sembrano affrancarsi dai loro modelli più prossimi (Portishead e Mazzy Star, ma anche la Billie Holiday più malinconica) e diventano sempre più personali, allora si fanno anche molto ripetitivi; prese singolarmente, le dieci canzoni di “Push the heart” sono magnifiche, ma colte nell’insieme sono monocordi, e la colpa è spesso delle linee vocali di Sara, troppo “sulla nota”, senza mai cercare un’armonia differente: e con musica come questa, quieta e gentile, è facile annoiare.

Pur non essendo un brutto disco, “Push the heart” perde seccamente il confronto con gli altri album dei Devics, e poche canzoni riescono ad emergere: la già citata “A secret message to you” (tra battiti digitali, l’armonica e il gentile crescendo d’archi nel finale), o una dolcissima “Song for a sleeping girl” alla quale una batteria dà una maggiore sostanza; o ancora, quella “Just one breath” che, fin dalle note spezzate di chitarra incrocia la strada di “Misery is a butterfly” dei Blonde Redhead; o ancora, la conclusiva “Come up”, tra le spazzole e la voce nuda su un pianoforte innamorato dei Notturni di Chopin.

Che strano: belle canzoni che lasciano l’amaro in bocca. Come una coperta di lana che non protegge dal freddo dell’inverno. Come una storia malinconica che ti mette a disagio invece di stringerti il cuore. Come una piccola delusione che non ti aspettavi.

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