THE ELECTED, Sun, Sun, Sun (Sub Pop / Audioglobe, 2006)

L’argomento di oggi è capire come mail “Sun, Sun, Sun” degli Elected vale i vostri soldi. Ad ascoltarlo con la razionalità di chi ha La Storia dalla sua parte, non si avverte nessun bisogno dell’ennesimo esempio di pop-rock americano vagamente passatista che cita Crosby, Stills, Nash & Young e Jackson Browne. Ma se lo si mette su con le orecchie di chi all’accenno di una melodia vagamente seventies e venata di soul non capisce più niente viene l’improvvisa voglia di immergersene fino ai gomiti.

Negli anni passati di dischi del genere ne sono capitati a bizzeffe: ho già parlato di Josh Rouse vero? E di quegli altri nostalgici cronici dei Rilo Kiley coi quali il buon Blake Sennett – che degli Elected è la mente – collabora? Certamente inutili. Esteticamente irrilevanti e leziosi quel tanto che basta da non piacere a nessuno che voglia dalla musica emozioni Vere. Un po’ come i Magic Numbers. Ingenui artigiani di canzoni che usano la melodia per quello che è: colonna vertebrale di canzoni pop capaci di regalare tre minuti di spin-off e che se ne frega di aggiungere tasselli al pericolante grattacielo della musica pop “da colti”. Di questa roba totalmente priva di ogni velleità artistica, che esiste solo per il piacere di cantare quattro note in compagnia ne avremo sempre bisogno.

Lascio a voi il gioco di “scopri la citazione”. Queste canzoni ne sono piene. Ma non c’è un momento in cui diano l’impressione della noia. Per rilassare le membra dopo una stressante settimana lavorativa è l’ideale. Ed è perfetto anche per stravaccarsi sul divano in dolce compagnia. Basta poco per fare delle cose notevoli e a volte succedono quando meno te le aspetti.

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