SONS AND DAUGHTERS, The Repulsion Box (Domino / Self, 2005)

Da qualche parte nel mondo, Gordon Gano starà ridendo di gusto. Del resto, chi se li filava i Violent Femmes? E soprattutto, chi l’avrebbe detto che a distanza di una ventina d’anni sarebbero diventati i numi tutelari di un monte di musicisti tra cui un improbabile gruppo di scozzesi edito nientemeno che da Domino, una delle etichette indie più cool del mondo?

Alla fine è esattamente questa l’impressione che si ha dall’ascolto dell’esordio dei Sons And Daughters. Canzoni come “Red Receiver” e “Checked” sembrano uscite direttamente dalla penna del Vate e l’efficacia si rivela presto: si muove il culo, e non poco. Questo il fine ultimo della formazione, che con “Repulsion Box” dimostra come il country con tanto di cappello e speroni – “Monsters” – possa essere ballabile e divertente. Certamente l’ermo colle dove i Nostri hanno tratto ispirazione per questo progetto era pieno di dischi dei Walkabouts che, mescolati all’andamento cazzaro di certo indie anni ’90 (Sebadoh? Mah…) si sciacquano del pessimismo per vestirsi di abiti da Marlboro Country Travel in gita scolastica che fanno una caricatura di John Wayne.

Ma se queste impressioni vi sembrano soltanto delle insensate cazzate, provate ad immaginare questa: quando Jay Farrar degli Uncle Tutelo coverizza “Walking On Sunshine” di Kathrina And The Waves ecco che spunta fuori “Dance Me In”, trascinante singolo che – assieme alla sudatissimo e sguaiato balletto di “Rama Lama” – dimostra tutto il potenziale che la band può offrire in un contesto festaiolo e simpaticamente grottesco. Ed è semplicemente irresistibile.

C’è dell’altro? No. Un disco senza eccessive pretese

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