Intervista a Hugo Race

In occasione del suo concerto a Live in Kalporz! il 29 gennaio chiacchierata via email con Hugo Race. Fondatore dei Bad Seeds di Nick Cave, produttore, compositore, multi-strumentista, a poche settimane dall’uscita del nuovo album dei Sepiatone parla del suo rapporto con il cinema, del progetto Merola Matrix e del recente tour con Manuel Agnelli “Songs With Other Strangers“.

Il primo marzo esce “Dark summer”, il nuovo disco dei Sepiatone. Il progetto è rimasto a lungo fermo. Cos’è cambiato rispetto al primo disco? Puoi anticiparci come suonerà “Dark summer”?

“Dark summer”, come suggerisce il nome, forse non è così leggero come “In Sepiatone”. È basato più sui loop di vinile, e questi sono ricostruiti per far risaltare le canzoni che Marta (Collica, l’altra responsabile assieme a Race del progetto Sepiatone, NdI) e io stavamo scrivendo in quel periodo; l’album si basa sulle canzoni, ma queste sono viste attraverso un filtro di suono surrealistico, per farle sembrare più dense…allo stesso tempo ci sono le canzoni, che sono comunque bellissime. Abbiamo abbandonato il progetto Sepiatone per un po’ per trovare più ispirazione e perché eravamo impegnati con altre cose, ma questo ha fatto bene all’album, perché ci ha dato tempo di meditare su altre cose. “Dark summer” è come un sogno, nel senso che i sogni solitamente contengono paradossi, una narrativa non lineare e momenti di disturbo psichico nel contesto di uno sconosciuto mondo reale, più vero del vero.

Hai composto colonne sonore per alcuni film. Quando si tratta di scrivere musica per accompagnare immagini, cambia anche il tuo metodo compositivo, o costruisci la musica sempre allo stesso modo? E, parlando di cinema: ci saranno altre occasioni di vederti come attore?

A essere sincero, per me scrivere per i film sottintende un approccio completamente differente. Scrivere per me arriva istintivamente, e posso trovare la canzone che cerco su qualunque strumento abbia a disposizione in quel momento. Con un suono astratto la scelta dello strumento arriva per prima, e il pensiero della musica è quasi un ripensamento. Non ho recitato per molto tempo (eccetto i video realizzati assieme ai True Spirit), e lo farei di nuovo solo se ricevessi un’offerta da un regista che ammiro, perché non ho davvero il tempo per sceneggiature che non mi sembrano interessanti.

Lo scorso anno è uscito un progetto molto atipico: “Merola matrix”. Puoi raccontarmi com’è nata l’idea del progetto? La ricerca dei brani da riadattare è stata molto lunga? Come hai lavorato per modificare quei brani, e cosa ti ha ispirato in quella musica?

“Merola Matrix” è iniziato da queste sculture di suoni astratti che a volte realizzo. Qualcuno a Palermo mi ha convinto ad ascoltare Merola mentre stavo facendo questo live astratto alla Vucciria. Mi intrigava l’idea di entrare più a fondo in questa musica e l’ho proposto allo Zo Centro a Catania, dove mi hanno messo a disposizione uno studio. Il lavoro nello studio era di gruppo, e in pratica molte persone sagge arrivavano e gettavano sul tavolo diverse fonti di materiale perché noi vi giocassimo. Abbiamo passato lì intere settimane, con l’Etna in eruzione e la città deserta. Ho visto il progetto come un modo di esprimere le mie esperienze fatte in Sicilia e per creare un legame particolare con quella zona. La creazione della “matrice” è difficile da spiegare velocemente, ma ci sono centinaia, forse migliaia, di samples cambiati di tonalità e compressi temporalmente per creare le canzoni re-inventate che abbiamo prodotto. Sono molto felice che lo stesso Merola abbia approvato il progetto e che abbiamo potuto pubblicarlo, poiché non è stato facile far sì che la gente prendesse seriamente questo progetto bizzarro. Ma le intenzioni sono state serie, eccome.


Sei ancora attivo all’interno dell’etichetta Helixed, e con che ruolo? Come scegliete il materiale da pubblicare?

”Helixed” è più una sigla di produzione che una vera e propria etichetta. Pubblichiamo ogni cosa che realizziamo, invece di darla in concessione ad altre etichette. Inoltre non ho il tempo di seguirla, così alcuni amici mi danno una mano. Per farla breve, la Helixed è la somma du tutti i miei progetti visti in modo da renderli logisticamente possibili!

Hai collaborato con moltissimi artisti di grande fama: c’è una di queste collaborazioni che ricordi con particolare nostalgia o affetto? E, a proposito di collaborazioni: come nasce il progetto “Songs for other strangers”?

Mi diverto ad essere nel momento, in studio con grandi amici, fondendo i propri campi mentali e magnetici…nessun evento è stato più importante di un altro, anche se tutte quelle canzoni hanno avuto destini differenti… Mi sono davvero divertito a lavorare con Mick Harvey ai mix del nuovo album dei Sepiatone in questo piccolo studio che lui ha realizzato a Melbourne…anche le sessions con John Parish quest’inverno a Copenhagen hanno avuto un influsso positivo. Le sessioni di studio più estreme e folli che abbia mai visto o sentito erano sono state quelle con il produttore australiano Tony Cohen…
“Songs with other strangers” è un’idea di Marta Collica. Lei lo propose una notte in cui io, Cesare (Basile, NdI), John (Parish, NdI) e lei stavamo suonando come un collettivo a Catania. Manuel (Agnelli, leader degli Afterhours NdI) venne a trovarci e anche lui suonò con noi quella notte. Molta gente voleva partecipare, ne fummo molto sorpresi. Questo ha portato al tour recente, che è andato molto bene. È un bel progetto perché è nato dal nulla, solo in maniera organica, e ha dato a tutti la possibilità di vedere quello che fanno in modo completamente diverso. Ognuno è libero di essere se stesso in questo progetto.

L’ultima domanda riguarda Nick Cave, con cui eri insieme già dall’epoca dei Birthday Party: cosa ne pensi della musica che sta facendo ora? Mi sembra che la componente blues sia rimasta molto più forte nella tua musica che non nella sua…

…il che significa che Nick si è mosso dal passato e che sta sperimentando con quello che gli sta accadendo ora. Penso che sia importante essere autentico rispetto a te stesso quando crei. Quando cambiano le circostanze, cambia anche la creazione. Alla fine, sei solo mosso da quello che per te è importante a livello profondo. Altrimenti, non è reale.