TELEVISION, Marquee Moon (Elektra, 1977)

I Televison emersero da quella città turbolenta ed eccitante che era New York nella seconda metà degli anni ’70, insieme ad altri artisti di grande statura e personalità: Patti Smith, Talking Heads, Heartbreakers, Lydia Lunch, solo per fare qualche nome.
Tutti artisti che scossero le fondamenta dell’ordine costituito, creando soluzioni ardite, talvolta spigolose, sintomo di una vitalità artistica davvero notevole.
Furono Tom “Verlaine” Miller, chitarrista e cantante, e Richard “Hell” Meyers, bassista, a iniziare la storia del gruppo con il nome Neon Boys, con l’aggiunta di John Ficca alla batteria e Richard Lloyd alla seconda chitarra.
Richard Hell se ne andò ben presto per la sua strada, rimpiazzato da Fred Smith, lasciando così la band nelle mani di Tom Verlaine. Quest’ultimo firmò tutti gli otto pezzi che costituiscono “Marquee Moon”, atteso esordio del gruppo, uscito nel febbraio 1977.
Un disco che porta alla luce una musica lirica e sperimentale, ispirata dai Velvet Underground e dalle evoluzioni chitarristiche di Jimi Hendrix, nonchè dal jazz di John Coltrane.
Un disco costruito su una ritmica solida da cui partono le evoluzioni strumentali di Verlaine e Lloyd. Le canzoni sono punteggiate dall’intrecciarsi di chitarre scintillanti che si inseguono esplorando territori vicini all’imporvvisazione. Canzoni, è il caso di precisarlo, assolutamente splendide, in bilico tra irruenza e poesia, tra sperimentazione e urgenza espressiva.
Non a caso le prime parole che si ascoltano in “See no Evil”, energico pezzo d’apertura, sono “What I Want I Want Now”, rappresentando alla perfezione la tensione che arde in Verlaine e nel gruppo. In bilico tra il lirismo di “Venus” e “Torn Curtain”, due perle, e le accelerazioni della stupefacente “Friction”, il disco propone anche l’incedere ipnotico di “Marquee Moon”, con il suo espandersi in assoli, o squarci di estrema dolcezza, “Guiding Light”.

L’avventura dei Television durerà poco. Giusto “Adventure” del 1978 e una non troppo fortunata rimpatriata dei primi anni novanta.
Resta “Marquee Moon”, un capolavoro imprescindibile, fosse anche soltanto per l’influenza esercitata su artisti successivi come U2 e Sonic Youth. Ma soprattutto e semplicemente un disco dalla bellezza scintillante.

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