BECK, “One Foot in The Grave” (K Records, 1994)

Il terzo album indipendente di Beck, dopo “Golden Feelings” e “Stereopathetic Soulmanure”, arriva quando Beck è già piuttosto conosciuto per via del singolo “Loser” e quando “Mellow Gold” è già uscito da diversi mesi, ed è il più “canonico” dei tre album indipendenti, anche se in ogni caso inusuale rispetto ai primi lavori di Beck su Geffen.

“One Foot in The Grave” (attenzione, il brano omonimo non è contenuto qui ma in “Stereopathetic…”) è una sorta di dichiarazione d’amore di Beck al country declinato peraltro in forma sghemba, ultima prova prima di avventurarsi verso nuove strade che prevedano campionamenti, tempi hip-hop e una specie di fondazione di un certo tipo di alternative-rock dei Nineties che certamente “Mellow Gold” e “Odelay”, incarnano.

Fin dalla copertina è evidente che, peraltro, non si tratta propriamente di un album solista, quanto fatto in duo: il partner di Hansen è Calvin Johnson, fondatore della K Records e dei Beat Happening, che qui scrive, suona e produce. Johnson è un personaggio fondamentale per la scena di Olympia e per tutto lo sviluppo che il rock alternativo fece sia negli anni ’80 che in quegli inizi di ’90: amico personale di Kurt Cobain e nel giro della Sub Pop fin da quando era una fanzine, Johnson supporta Beck in questo album assieme ai membri dei Built to Spill James Bertram e Scott Plouf, a Sam Jayne dei Love as Laughter e al frontman dei The Presidents of the United States of America Chris Ballew.

Alcuni dei brani sono notevoli e si cristallizzeranno anche nella successiva vita artistica di Beck, come ad esempio “Fourteen Rivers Fourteen Floods” che verrà suonata spesso dal vivo (anche all’Union Chapel a Londra nel 2003, concerto che pubblicheremo oggi nel #BeckDay), mentre “It’s All in Your Mind” sarà poi – com’è piuttosto noto – reincisa in “Sea Change”. La capacità compositiva di Beck è pertanto matura, e trova nel disco diverse conferme a fianco, certo, a canzoni che ancora deviano il classico suono folk verso qualcosa di più alternativo.

Non un album da avere a tutti i costi, ma ulteriore tassello di quel caleidoscopico artista che è Beck.

72/100

(Paolo Bardelli)