La classe tutta bucolica di H.C. McEntire


Heather McEntire è una delle cantautrici americane (viene da Durham, North Carolina) che più ho apprezzato negli ultimi anni. Leader di formazioni tra indie-rock e alt-country come Bellafea e Mount Moriah, il suo “Eno Axis” (Merge, 2020) mi ha letteralmente stregato, con atmosfere à la Neil Young, Whiskeytown e Led Zeppelin di cui è presente la cover di “Houses Of The Holy”.

Nelle sue liriche troviamo rivendicazione femminista e impegno politico e ambientale: non faranno eccezione i nove brani che compongono il suo terzo album, atteso per il prossimo 27 gennaio 2023, dal bucolico titolo “Every Acre”. Le anticipazioni “Soft Crook” e “Dovetail” suggeriscono un mood vicino agli ultimi lavori di Angel Olsen, con cui ha diviso più di una volta il palco ed entrambe omosessuali. “If naming is a form of claiming, of being claimed, how is one tethered to both the physical landscape that surrounds us, as well as our own internal emotional landscape – at times calm, at times turbulent, and ever changing?” Quesito che guida H.C. McEntire nella raccolta più intimista della carriera, oltre a temi di dolore, perdita, tradizione ancestrale.

L’opener di “Every Acre” “New View” è disponibile per l’ascolto e la visione con la regia di Jethro Waters, documentarista che ha lavorato con la stessa Olsen, e la performance della coreografa Maya Orchin.

Foto cortesia di Merge, Home: Heather Evans Smith