BUILT TO SPILL, “When The Wind Forgets Your Name” (Sub Pop, 2022)

Ripartire da Sub Pop dopo aver passato un’eternità in Warner.

Dimostrare al mondo che l’indipendenza è qualcosa che ti appartiene, perché se diventi un’icona dell’indie-rock, non è soltanto perché hai mantenuto sul comodino il santino di Neil Young che suona con amplificatori sempre più potenti una Cortez The Killer sempre più scintillante, ma anche perché dischi come “Keep it Like a Secret” e “Perfect from Now On” fanno parte della bibbia di noi sfigati che abbiamo bisogno delle nostre tradizioni.

Poi, però, anche noi (sfigati) abbiamo bisogno di una svolta, di un cambiamento. Che ci faccia apprezzare il percorso.

Che ci faccia apprezzare la crescita.

Che ci faccia amare quello che siamo stati e quello che siamo diventati.

“When the Wind Forgets Your Name” è un disco bellissimo di un Martsch sempre più solo.

Che ha avuto però la fortuna di incontrare due personaggi come João Casaes e Le Almeida.

Due brasiliani che suonano in un gruppo chiamato Oruã.

Ascoltatevi su bandcamp (e scaricatelo, magari donando qualche euro come ho fatto io) il disco “Ingreme”. E ditemi perché Doug non ne ha tratto profitto.

Forse qualcosa, ma pochissimo.

Perché quando si diventa grandi, importanti e soprattutto santini, spesso ci si dimentica della gente che si abbevera alla fonte.

60/100