VIAGRA BOYS, “Cave World” (Year 0001, 2022)

Terzo album e centro pieno per i Viagra Boys. Solo diciotto mesi lo dividono da “Welfare Jazz”, mentre nel frattempo veniva a mancare lo scorso ottobre Benjamin Vallè, chitarra e membro storico della band di Stoccolma. Un lutto che non li ha intaccati nella fiducia visto che “Cave World” ne rilancia le ambizioni di una musica totale in cui il post-punk arty guidato dal sax angolare confluisce nell’hip-hop, avantgarde, blues e techno per un prodotto tanto futurista quanto impegnato, come se avessero trasmesso un “Odelay” di Beck o un “XTRMNTR” dei Primal Scream dagli anni novanta a oggi (con il vocalist Sebastian Murphy novello Keith Flint).

Il disco, prodotto da Pelle Gunnerfeldt e DJ Haydn, ha la sua genesi da un video complottista sull’evoluzione, spiegata così da Murphy: “Le persone guardano alle scimmie come forme di vita primitiva, ma noi siamo questa società orribile e pigra in cui ci uccidiamo a vicenda, mentre loro sono capaci di amare e sentire. Questo fa di loro o di noi la vera scimmia?” E anche degrado e corruzione sin dalla partenza bruciante di “Baby Criminal”, un trattore di chitarre acide per una grottesca storia di marcescenza metropolitana (“The cops said he will be locked up for the rest of his life/They said that he was trying to build a nuclear device”) seguita da una “Troglodyte” buona anche per il dancefloor con sottile omaggio a “Girl You Want” dei Devo nel refrain stop and go.

“Punk Rock Loser” ci mette già qualche elemento dance strizzando l’occhio a Iggy Stooges mentre l’orgiastica “Creepy Crawlers” rimanda al Nick Cave più duro e puro degli esordi con i Bad Seeds; “The Cognitive Trade-Off Hypothesis” è forse l’episodio più pop – a tratti anche soul, ma quello che insegnava George Clinton – del concept con un falsetto di Murphy che ne denotano anche le qualità di interprete a 360°. Ma è nel secondo lato che il disco scopre i propri assi già da “Ain’t No Thief”, un’esplosiva miscela di rock e elettronica che surclassa tutti i loro precedenti hit come “Girls And Boys” o “Sports”; “Big Boy” è un trip caleidoscopico sviluppato su una frase blues elementare che con il featuring di Jason Williamson degli Sleaford Mods e l’approdo finale in terre baleariche diverte parecchio sfottendo gli idiomi conservatori e il superomismo dei nostri tempi (“I don’t need your compliments to make me feel good/Yеah, I’m a big ol’ boy/And I need class and security”).

“Attention Deficit Disorder” è un manifesto dei nostri tempi e riprova del parallelo tra titolo del disco e K-Hole, ovvero la teoria degli scienziati dell’Università di Cambridge secondo i quali una dose particolarmente intensa di ketamina provocherebbe la totale disconnessione delle facoltà cerebrali per un tempo limitato. Il tappeto minimal-electro alla Felix Da Housecat ci fa attraversare questa realtà disturbata, tuttavia è con la caotica e psichedelica “Return To Monke” che la band fotografa l’essere umano che progressivamente smarrisce la ragione in favore degli istinti più biechi e distruttivi (con riferimento oltre alla guerra in Ucraina all’assalto al Campidoglio di Washington D.C. del 6 gennaio ’21). “Well everybody’s worried about the future/Don’t take that vaccine man/They’ll turn you into a computer/Well out here in your local jungle/Ain’t nobody vaccinated/We spend our time throwing shit at each other, we’re just/Hanging out masturbating/They’re killing each other out here, man/They’re killing each other/Everyone’s killing each other with sticks and bones/And old pieces of mud”: sono liriche da brividi quelle che chiudono “Cave World”. Una presa di posizione netta che mancava tra festival sempre più simili a Oktoberfest, bulimia di uscite discografiche e apparente ritorno alla normalità. Lunga vita ai Viagra Boys!

85/100

Foto in Home di Kristen Thoen