[#tbt] U2: Not Already Gone

Sugli U2 mi capita spesso e volentieri di tornare. La recente uscita su YouTube di concerti iconici del loro passato – sotto l’insegna “The Virtual Road” – come Live At The Red Rocks in Colorado (1983) e Go Home Live From Slane Castle (2001) ha acceso una fiamma sopita nel cuore con i ricordi di molti tra generazione X e primi millennials che hanno avuto l’occasione di vederli dal vivo.

I vinili di “The Joshua Tree” e “Achtung Baby” erano i più suonati in casa da mio padre. Durante le medie ci portavamo la cassettina di “Zooropa” per metterla su nel bus, però l’autista Massimo ne era scocciato e la toglieva istintivamente nel momento in cui partiva la rasoiata di chitarra di The Edge in “Some Days Are Better Than Others”: bastava aspettare le tre canzoni successive! (Un altro autista bellariese invece aveva “Zombie” dei Cranberries in loop). Che dire poi di “Pop”, oggetto mitico di cui parlavo ad ogni conoscente e che avevo sempre nello zaino chiedendo di proporne l’ascolto nella lezione di musica. Lo zenith degli irlandesi, lo sostengo ancora oggi.
Un lavoro nato tra tante difficoltà che rivela l’amore per le nuove mode quali la techno e il trip-hop.

Dovetti aspettare l’approdo al Liceo Scientifico “A. Serpieri” per trovare ristoro alle mie manie: nel primo giornalino d’istituto che mi procurai c’era una biografia sui Nirvana, la rubrica Densattech sulle hit da ballo e…l’articolo di qui sopra sul concerto degli U2 a Reggio Emilia. Emanuele Torsani li vedeva per la prima volta e da allora non se li è mai persi. Scrive, dell’evento del 20 Settembre 1997 che ha ospitato 150000 persone, “Quando lo schermo gigante posto dietro l’arco alto 30 metri ha preso vita, in mezzo alla confusione più generale, Bono e gli altri tre componenti della band sono saliti sul palco e hanno acceso Reggio Emilia. I quattro di Dublino hanno eseguito più di venti pezzi in uno show incredibile ed emozionante, anche perchè il pubblico ne è stato il protagonista in diversi momenti. […] Pop Mart non è solo un concerto: Pop Mart è arte, entusiasmo, musica, immagine, istinto, ma soprattutto è amore. Pop Mart apre al rock le porte del nuovo millennio.”
Sensazioni che ho provato in remoto lo scorso 1 Aprile vedendomi il live a Mexico City e leggendo le centinaia di commenti che danno quasi più malinconia che brividi, in tempi di pandemia globale.

Da quella lettura rivelatoria ho iniziato ad ascoltare tutti i generi, mentre contemporaneamente il mio comune aveva inaugurato il centro giovani con fonoteca annessa. Gli U2 li ho pure visti nel 2005 all’Olimpico di Roma (da una tribuna opposta al palco) in una serata agrodolce, laddove lo stesso gruppo responsabile di perle quali “Zoo Station” e “Bullet The Blue Sky” rifaceva “Vertigo” per la seconda volta nel bis. Inutile dire che mi ero rivolto già verso altri lidi, tuttavia i loro dischi fino al 1997 hanno fatto scuola e vale la pena riscoprirli e approfondirli – occasione che ho avuto in una puntata de “L’Ultimo Negozio Di Dischi Sulla Terra” presso Contatto Radio. Oggi ho trentotto anni come Bono durante il Pop Mart Tour e penso che il cerchio con i Fab Four d’Irlanda non si chiuderà mai: “Living In America” dei Fontaines DC o “High & Hurt” degli Iceage stanno lì a dimostrarlo.

Because I’m already gone
Felt that way all along.
Closer to you every day
I didn’t want it that much anyway.

(“Gone”, 1997)

(Matteo Maioli)