Danny Elfman solista: da Tim Burton a un Bowie cacofonico

Tutti siamo debitori di Danny Elfman, perché se abbiamo amato i film di Tim Burton merito è anche suo e delle sue colonne sonore. E non solo, perché naturalmente la sua discografia di musiche per film è praticamente sterminata e va ben oltre le opere per Burton.

Oggi il musicista losangelino annuncia il suo primo album da solista in 37 anni, e fa un po’ specie, ma è normale che si approcci a nuove sfide: l’album è intitolato Big Mess ed è in uscita l’11 giugno su Anti- / Epitaph.

True” è un singolo tra il rumorismo e l’orchestrale, comunque un pezzo sbilenco, non convenzionale, che richiama Bowie ma in maniera freak; il video è stato realizzato dall’artista Sarah Sitkin.

True” affronta il tema dell’angoscia e della disperazione: “Il video esplora un’identità frammentata, affidata alla lente della memoria”, ha rivelato Sitkin. “Danny è una figura centrale, sebbene sia presente solo attraverso una riproduzione di protesi, maschere e parti del corpo stampate in 3D. Volevo creare un video che desse un senso di ostilità”.

Con i suoi 18 brani, il nuovo doppio album vede il compositore premiato ai Grammy e a gli Emmy esplorare nuovi territori come autore e performer, attingendo da una palette distopica di chitarre elettriche distorte, sintetizzatori industriali e orchestre nell’intento di esorcizzare i demoni di quattro anni di insidioso fascismo e rivolte civili. Nel nuovo lavoro si uniscono a lui: il batterista Josh Freese (Devo, Wheezer, The Vandals), il bassista Stu Brooks (Dub Trio, Lady Gaga, Lauryn Hill), e i chitarristi Robin Finck (Nine Inch Nails, Guns N’ Roses) e Nili Brosh (Tony MacAlpine, Paul Gilbert).

Big Mess ha preso vita durante la quarantena del 2020, inizialmente come un esperimento in cui Elfman voleva combinare rock aggressivo e orchestra in un modo del tutto nuovo. “Quando ho iniziato a scrivere”, racconta, “è stato come aprire il vaso di Pandora e non sono più riuscito a smettere. Niente di tutto ciò era stato pianificato”.

I brani di Big Mess rappresentano il caos e la confusione del mondo moderno. “Il 2020 è stato un anno intenso, se possiamo descriverlo così”, ha detto Elfman. E sebbene la rabbia e la frustrazione causate dall’isolamento siano palpabili nell’album, Big Mess è molto più di un semplice sfogo. Mentre provava ad entrare in contatto con le sue emozioni più profonde e a scrivere senza porsi alcun limite, Elfman è riuscito a trovare quella libertà artistica che per decenni gli è sfuggita, riscoprendo la sua voce e reinventandosi durante il processo.

Non mancano i riferimenti a tematiche politiche in brani come “Choose Your Side”, “Serious Ground” e “Sorry” e nella sua personale versione di “Insects” degli Oingo Boingo, ma Big Mess rimane comunque un lavoro molto personale, con tracce come “In Time”, “We Belong” ed “Everybody Loves You”, che rivelano dell’artista molto più di qualsiasi sua precedente composizione.

Sapevo fin dall’inizio che non sarebbe stato semplice etichettare quest’album o farlo rientrare in un’unica categoria. Era destinato ad essere una cacofonia, perchè in fondo è quello che sono anche io. Il gran casino (= Big Mess) sono io”, rivela Elfman.

L’artwork dell’album è stato realizzato da Sarah Siktin con una serie di radiografie del corpo in 3D con la direzione artistica e il design di Berit Gwendolyn Glima.

Photo credit: Jacob Boll
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