[my2cents] Raul Casadei e le ragioni del liscio

Dal 2003 al 2012 Luca – il fondatore del sito Kalporz – ha gestito la programmazione dei concerti dei sabati al Calamita di Cavriago (RE). “Live in Kalporz”, appunto, si chiamava, e spero che se abitate in zona e abbiate almeno una trentina d’anni ci siate finiti, qualche volta, altrimenti è un vero peccato. Serate che erano una certezza per i nomi rigorosamente “indie” che venivano chiamati e calcavano quel palco.

Verso la fine, mi pare fosse il 2011 o 2012, o forse anche prima, Luca mi parlò di questa sua idea di sdoganare il liscio come genere “indie”. Voleva chiamare band che facessero quel genere e spacciarlo per nuova moda. Non mi pare che poi sia riuscito a concretizzare questa sua illuminazione, ma mi sembra che sia stato avanti se rimaniamo al fatto che qualche anno dopo gli Extraliscio pubblicavano il loro primo album (“Canzoni da ballo”, 2016) su etichetta sia Garrincha (quindi estrazione indipendente) che Casadei Sonora (estrazione fieramente del mondo del liscio),  finiti qualche settimana fa – come si sa – pure a Sanremo.

Sabato ci ha lasciato Raoul Casadei, e mi è dispiaciuto molto perché era uno dei miti dei miei genitori, che a sei anni mi lasciavano manovrare il giradischi portatile con gli unici 45 giri che avevo intorno, e cioè “Soul Dracula”, qualcosa di Santana, la favola del Soldatino di Piombo e “Romagna Mia” dell’Orchestra Liscio Casadei.

Miei genitori che si sono conosciuti a ballare il liscio, si sono piaciuti e hanno figliato, per cui per la proprietà transitiva io sono un figlio del liscio.

Ma per la proprietà transitiva complessiva, tenuto conto dell’incipit, siccome amavano il liscio, i miei genitori erano “indie” prima di tutti, citando Collini.

Che poi a me non me ne frega nulla di cosa è “indie” oppure no, a me il liscio è sempre piaciuto (per ovvi motivi) e non avevo bisogno che avesse delle aggettivazioni.

Mi piacerebbe solo che – a questo punto – fosse sdoganato come la musica folk italiana per eccellenza, visto che le altre nazioni hanno una musica tradizionale e noi invece no, per le solite nostre ragioni storiche di regionalismi e provincialismi.

Raul Casadei ne sarebbe fiero.

(Paolo Bardelli)