INDIGO SPARKE, “Echo” (Sacred Bones Records, 2021)

Ci casco sempre, fortunatamente.

Il richiamo del folk senza tempo, fatto da una ragazza bellissima sbucata fuori dal nulla fa sì che io, come Ulisse, decida di non tappare le mie orecchie per cercare di capire quale strana magia mi richiami, ogni volta. “Echo” è il debutto dell’australiana Indigo Sparke (indigo da “Mood Indigo” di Duke Ellington), co-prodotto da Adrianne Lenker dei Big Thief, già uscito in digitale e presto stampato su vinile via Sacred Bones Records.

Un disco ammaliante, come quelle sirene che tanto terrorizzavano Ulisse e il suo equipaggio. Ma qui è inutile legarsi al palo, inutile tapparsi le orecchie; l’unico pericolo che si corre è quello di rimanere invischiati in questa delicatezza arcaica senza tempo. Fingerpicking, voce delicata che sembra provenire da un’altra dimensione. Non aspettatevi musica futuristica, orpelli, sensazionalistici richiami dal nuovo mondo, qui tutto è filtrato attraverso il canto e poche pennellate di suono scarno, magistralmente armeggiato per farvi cedere alla lusinga e alla tentazione più antica.

Fosse peccato vi direi di lasciar perdere.

Io ci sono cascato ancora.

Fortunatamente.

75/100

(Nicola Guerra)