Palazzi D’Oriente si racconta: 7 ispirazioni, 7 album e 7 tracce del 2020

Palazzi D’Oriente, nome d’arte di Luca Bolognesi dei 72-HOUR POST FIGHT, è uno dei giovani produttori più originali e creativi della scena italiana e il suo collettivo che spesso vi abbiamo raccontato su Kalporz, del resto, è uno dei nomi più interessanti degli ultimi anni (basti pensare alla collaborazione con Massimo Pericolo).
Nella nuova ambiziosa uscita “Flux 101” è affiancato dalla video artist Rebecca Salvadori, la mente dietro a “Rave Trilogy”, girato tra il 2017 e il 2019 e presentato al celebre FOLD di Londra, ISOTOOP, Public Access di NY e No Bounds Festival di Sheffield.

Il brano, uscito per La Tempesta, è un flusso distorto e dilatato di sample vocali che viaggiano come se si avventurassero attraverso un server in continuo buffering: una produzione cervellotica, meditativa ma decisamente dance-floor oriented. Se c’è una cosa che mette in comune e manca ai due artisti è proprio il club.

Questo e altro nelle 7 ispirazioni che stanno segnando il percorso musicale di Palazzi D’Oriente che si racconta in 7 punti.
Segue, in tema con i recap di fine anno, una lista di 7 album e di 7 tracce del 2020 da non perdere (o da recuperare!).

1. Maya Deren, “The Very Eye of Night”

Come prima ispirazione non posso non citare Maya Deren.
I suoi lavori sono stati tra le prime miccie ad accendere la mia creatività e a creare l’immaginario visivo di “morgengabe” la mia prima release come Palazzi D’Oriente.
Lavorare con artiste visive è stata una costante non voluta nel mio percorso, ma ogni volta che mi trovavo alla ricerca di un linguaggio con cui comunicare il concetto dietro le mie produzioni ho sempre trovato risposta nella sensibilità di alcune artiste e nelle loro insicurezze.
In questo senso un’altra mia grandissima ispirazione è Giulia Bersani, che oltre ad essere un amica insostituibile è anche una delle prime artiste in cui ho riconosciuto un messaggio davvero vicino a ciò che volevo promuovere con la mia musica.
Alla produzione del progetto visivo dietro “morgengabe” ho lavorato con Giulia Eppi una videomaker ticinese con cui ho sviscerato film d’archivio per creare un progetto di sampling visivo analogo a quello delle mie produzioni.
Va da se che non ho potuto fare a meno di innamorarmi di alcuni lavori di Rebecca Salvadori, per primo il suo film “Different Beginnings”, in cui ho visto tante analogie con il mio percorso raccontato però attraverso gli occhi maturi di una videomaker che sa decisamente quello che vuole.

2. Lyra Pramuk, “Fountain”

Flux 101 è il primo pezzo che rilascio con dei “vocals”, sono sempre in para quando si parla di aggiungere testi alle produzioni e per questo finisco quasi sempre ad occuparmi di musica strumentale.
In questo caso i vocals sono usati come presenze antropomorfe che non comunicano alcuna parola. Usare la voce come strumento evitando le parole è una cosa mi ha sempre incuriosito, e mi piace quando qualcuno riesce a farlo in maniera convincente come Lyra Pramuk o Ulla.

3. Berserk OST

Quest’anno ho avuto dei momenti di down parecchio profondi che mi hanno fatto sentire come fossi regredito alle peggiori crisi esistenziali dell’adolescenza, ed esattamente come allora da quei baratri esistenziali sono riuscito ad evadere solo a colpi di manga e videogames.
Non giocavo alla playstation e non guardavo una serie anime completa da anni, e in questi mesi mi sono portato in pari con diversi titoli. Mi ha fatto ricordare quanto quel lato un pò nerd di me abbia formato il mio gusto musicale.
Esistono colonne sonore incredibili quelle di Berserk e dei vari giochi Squarenix di sicuro da citare, alcuni titoli della mia infanzia li ritrovate campionati nelle mie tracce e nel disco di 72H chissà se qualcuno li abbia riconosciuti.

4. la distanza

A cavallo del primo lockdown mi sono trasferito in una casa in condivisione con un amico, e quindi ho avuto la fortuna di non conoscere un isolamento totale.
Nonostante questo accettare di non poter vedere per mesi alcune persone è stato drammatico, e nel corso dell’anno le difficoltà hanno creato alcune distanze che non ho avuto la forza di coprire.
Questo mi ha lasciato dietro un vuoto che non sono sicuro di essere ancora riuscito ad accettare.

5. le videochat

O così o nulla, e ques’anno ci siamo abituato anche a questo. Ci sono stati momenti divertenti ma non sono mai riuscito a togliermi quella sensazione surreale che fosse tutto un incubo.

6. la mala connessione

Uno dei difetti di vivere in provincia, la qualità della connessione è quella che capita.
In Flux 101 ho voluto riproporre un pò la sensazione di quando cerchi di capire qualcosa che ti viene detta in videochat ma il buffering trasforma tutto in uno stretching di vocalizzi random.

7. l’istinto

Con Rebecca è stato subito un feeling a pelle, ci siamo scambiati un sacco di idee disordinate, come un flusso. Da lì un breve brief su cosa fare gestito in maniera abbastanza binaria, senza troppi rimugini ma soli si e no.
Da qui anche il titolo è venuto da sè, l’energia da una persona verso l’altra, lo scambio uno a uno, internet, e la voglia di fare qualcosa di bello.

7 dischi:

1. Lyra Pramuk, “Fountain”
2. Dean Blunt, “Roaches 2012 – 2019 (​$​up£r D€lux£)”
3. Kobra, “Confusione”
4. Slausone Malone, “Vergangenheitsbewältigung (Crater Speak)”
5. Cities Aviv, “Immortal Flame”
6. Ulla, “Tumbling Towards a Wall”
7. 72-HOUR POST FIGHT – NOT / UNGLUED

7 tracce:

1. James Blake, “You’re Too Precious”
2. Overmono, “Verbosa”
3. Lafawndah, “You, at the End”
4. Cities Aviv, “If I Could Hould Your Soul”
5. Roots Radics, “Mission Impossible”
6. Time cow, So$A, “Ben UFO”
7. Massimo Pericolo, “Beretta”