Anno molto intenso per il sottoscritto questo 2018. Per la seconda volta padre, con conseguente riorganizzazione della vita tutta. Lavoro, impegni, responsabilità. Ma anche amore che si moltiplica e che va a trovare linfa vitale nella famiglia, ovvio, ma anche nelle passioni. Su tutte la musica (un po’ meno nei fumetti, film e libri che mi riprometto di recuperare nelle prossime vite a disposizione) che mai come quest’anno ho ascoltato nei ritagli di tempo. Di notte, all’alba, nelle poppate, nella contemplazione e nella rinnovata voglia di condivisione con l’esterno. La mia classifica, come ogni anno, parla di me. E non potrebbe essere altrimenti. Perché quello che siamo non è solo quello mangiamo. Il fisico ha bisogno di energia. L’anima di cultura, ma anche di un po’ di chitarre. Buone feste a tutti.
Sonorizzare il presente disturbato.
Un esordio perfetto. Inquieto e poetico allo stesso tempo.
Dopo una trilogia da pelle d’oca, il nostro eroe torna al folk. Disco personalissimo.
Ascolto “A Perfect Miracle” ogni sera da quando il disco è uscito (tuttora è così) perché mia figlia grande la associa ad una ninna nanna. Miracolo, davvero.
Per la tripletta iniziale “Famous Tracheotomies”, “The Dream And The Light” e “Love Somebody” ci sono gruppi che darebbero un braccio. O forse qualcosa di più. Bentornati Okkervil River
Lo scorso anno il secondo disco dei Big Thief mi aveva letteralmente stregato. Questo disco in solitaria della voce Adrianne ha avuto lo stesso effetto. Magico. Sul podio.
Più lineare di Pink City ma pieno di canzoni tradizionali ma bellissime.
In tempi bui l’opzione migliore è quella di rifugiarsi nella bellezza. Irlanda is not only Kerry.
Quanto può essere devastante la giovinezza? Mi ci sono rivisto, specchiato e poi riconosciuto in queste canzoni rock che tremano al vento. Sul podio.
Ancora Irlanda. Sacred Bones marchio di fabbrica per sonorità spettrali alla Twin Peaks. Voce angelica e gelo tutto intorno.
Merrill Garbus e Nate Brenner nella nuova visione di Collage-Art-Pop. Tutto più a fuoco. Tutto più divertente.
Uscito nel 2017 in US ma distribuito in Europa ad inizio 2018, questo debutto di Atina Mattiel Brown da Atlanta è per gli orfani di un certo rock 60-70 con canzoni memorabili.
Scoperta da poco ed è già amore. Quest’anno un harem musicale per me. Turchia fra tradizione e contaminazione pop.
Cosa dire di più su questo gruppo che, anche quando non alza l’asticella, riesce a licenziare lavori sempre a livelli altissimi? Romanzo d’amore.
Mount Eerie– Now Only
Si può superare un dolore fortissimo. Lo so per certo come lo sa bene Phil Elverum. Dolente ma con sprazzi di luce che guardano al cielo.
La vita moderna logora. L’isolamento rigenera. Cate Le Bon e Tim Presley nel Sud della Francia hanno trovato un luogo bucolico per dedicarsi alla scrittura di ” Hippo Lite”. Disco alieno, straniante, minimale e magico. 35 minuti di solitudine “rigenerativa” che rallentano il frenetico odierno vivere.
Incredibile che questa musica “oltre” sia stata scritta concepita e suonata da un ottantenne. Jazz ed elettronica che guardano le stelle…splendido.
Musica aggressiva, vitale, poetica, libera e difficilmente catalogabile che si snoda in quasi 80 minuti intensi e toccanti. Sul Podio, al numero uno, impossibile da scalzare.
Bruce Baker, classe 50. Sax, voci, cori, fiati. Musica che vola alto.
Taxista per vivere, musicista per (farci) sognare.
Elettronica dall’animo freak.
Disco che prende la storia (musicale) partendo dalla Germania cosmica di fine 70 e arriva nell’Africa nera contaminata dall’elettronica passando per la new wave inglese che si rianima di colpo. E L’Italia, direte voi, cari affezionati al concetto di nazione? C’è eccome. Ma non nella rima di cuore, non nel sussurrare la lingua di Dante, non nello strimpellare un mandolino.
Attribuiamo il significato vero di “Ciao Cuore” e constatiamo la grandezza di un artista che parla solo attraverso la sua musica e i suoi testi. Ciao Cuore, non c’è concorrenza.
«Il rock’n’roll è per tutti. Solo che tutti sono coinvolti in altro»
Sono anni che batto su sto gruppo. Forse è la volta buona?
Saluto finale o compendio delle puntate precedenti? In queste outtake tutta la ricerca del duo romano.
Se qualcuno mette pantaloni più stretti dei miei, usa colori sgargianti, si immola per la causa del rock’n’roll bevendo più alcool che acqua, allora questo mondo non è proprio tutto da buttare. Ennesimo gruppo sfigato e giovanissimo da amare alla follia.
Questa volta la rabbia ha superato la ragione. Inversione di tendenza rispetto a “Life Without Sound”, sicuramente dovuta all’istinto di comunicazione.
Chitarre ora liquide ora aggressive. In The Red non sbaglia mai.
Melodie cristalline ad alto voltaggio dalla terra dei canguri.
“Papà, mi metti quella delle femmine sempre uguale”? Parte “Great No One” e la testa oscilla, la melodia rimbomba, la stanchezza scompare.