[Foto] Devendra Banhart, acieloaperto, Villa Torlonia, 10 luglio 2017


Immaginate di vedere un concerto nella casa di campagna dove fu concepita la ‘cavallina storna’ di Giovanni Pascoli. Più precisamente nella corte interna, magari con una birretta in mano e quelle torri, dove il piccolo Pascoli iniziava a scrivere curvo quelle poesie che tanto abbiamo odiato e imparato a memoria, come sfondo del palco nudo.
L’immaginazione non serve, quel posto esiste ed è Villa Torlonia, un po’ sperduta tra le campagne di San Mauro Pascoli. I ragazzi di Acieloaperto (rassegna che ogni estate fa rivivere Cesena e dintorni con concerti e proposte sempre attente ai gusti difficili di romagnoli e non) ne hanno fatto casa e rifugio per l’edizione del 2017.

La serata, uno di quei lunedì di Luglio che sanno regalare solo caldo e zanzare, inizia con il live dei Campos nel cortiletto al di fuori dell’entrata della villa. E’ presto e la gente ascolta un po’ svogliata e forse ancora addormentata dalla corsa dal lavoro mentre mangia un panino, ma i ragazzi pisani col loro folk un po’ alla Joy Division si fondono bene col mood della serata.

Si entra poi nel vivo col primo live sul palco all’interno con H.Hawkline, compagno di viaggio di Devendra Banhart, nonchè solista. Il suo folk intimista si snoda timido e leggero tra le orecchie dei presenti. Forse l’inizio è un po’ vacillante, forse il pubblico presente non l’ha capito subito, ma quandro imbraccia la chitarra da solo non si può far altro che guardarlo in una specie di trance, che dura pressappoco una ventina di minuti, per poi lasciare il palco al protagonista indiscusso della serata, l’eroe mezzo venezuelano che molte ragazze guardano con cupidigia.

Devendra Banhart sale sul palco sicuro, salutando e scuotendo i fianchi, eppure la sua musica è dolce, introversa, nuda. Ha una band di signori musicisti attorno a se (Tim Presley aka White Fence, lo stesso H. Hawkline tra gli altri) ma la sua voce delicata, con quell’accento non del tutto americano, non del tutto espagnol, la fa comunque da padrone. Ammalia tutti con la voce e coi gesti lenti ma decisi delle mani, finchè non decide di imbracciare la chitarra. E pian piano, tra una Baby e una Foolin’ Banhart rimane sul palco, da solo, a chiudere un live musicalmente impeccabile, dove inaspettatamente la sua simpatia e goliardia sorprendono tutti (tanto che ad una certa, molla la chitarra ad una povera vittima modenese facendogli cantare un pezzo sul palco). Da questa serata ho imparato che Devendra va ascoltato ad occhi chiusi ed orecchie tese e con molta pazienza perchè, anche se non sembra, quel bussare lento prima o poi tocca tante corde (e che Malika Ayane, presentissima, non ha gusti tanto diversi dai nostri).