[#tbt] La libertà impavida dei Doves

Qualche giorno fa abbiamo celebrato – giustamente, data la caratura del disco – “Favourite Worst Nightmare” degli Arctic Monkeys. In questo attuale momento storico ricordare gli anniversari è un mood “che tira”, bisognerebbe psicanalizzare questa mania assieme alla diffusione dei coccodrilli social. Ma ci penseranno i sociologi, mica gli scribacchini musicali, no?

I #tbt settimanali qui su Kalporz invece hanno solo il compito di fare un salto nel passato senza meta, senza anniversari, attraverso sensazioni e punti di contatto. Meglio se ci sono, ma anche se non c’è il link all’oggi è bello abbandonarsi ad un qualcosa che ci siamo lasciati indietro e che, senza che noi vogliamo, ritorna a riprendersi un po’ di noi stessi, “quello che stava seduto lì sei anni fa”, avrebbe detto Godano.

Questa settimana lasciandomi portare dalle sensazioni mi è rinata dentro la voglia di riascoltare i Doves, in particolare i loro primi due album “Lost Souls” (2000) e “The Last Broadcast” (2002). E sono finito ad incaponirmi con la bellissima “There Goes the Fear”, scoprendo che l’anniversario c’è anche lì visto che il singolo è uscito il 15 aprile 2002 e dunque 15 anni fa (sempre “risospinti senza posa”…).

Mi ha colpito – a distanza di anni – la sensazione di libertà che trasmette questa canzone che in realtà parla proprio di “non guardarsi indietro”, e di lasciarsi scivolare via le paure. “Don’t look back when leaving town today”, dicono i Doves. E mentre la riascoltavo a tutto volume in auto pensando a queste inezie, e alla schizofrenia di un articolo che inneggia al futuro in una rubrica che ripercorre il passato, tre ragazzini adolescenti sono sfrecciati in bici nella corsia opposta, uno dietro l’altro, rincorrendosi come in gara e con un’espressione impavida come solo la gioventù può avere.

Il ritornello di “There Goes the Fear” non potrebbe avere immagine, e significato, migliore.

(Paolo Bardelli)