[Esclusiva] Gli Aquarama si presentano con 5 album e 5 artiste

Il loro album d’esordio, “Riva”, in uscita il 7 aprile, è un distillato di melodie pop, visioni tropicali, bassi profondi, chitarre d’annata e riverberi.

Gli AQUARAMA nascono nell’estate 2015 da un’idea di un promoter musicale e un artista visuale si incontrano e intraprendono un viaggio musicale molto suggestivo e inedito.
Consapevolmente pop, Riva si posiziona all’interno di un contesto radiofonico, combinando groove moderni e ritmi downtempo con melodie e arrangiamenti dal sapore vintage.

Durante l’estate 2016 inizia la collaborazione con il produttore Marco Olivi (Ghemon, Selton, King of The Opera) presso i Blue Spirit Studios di Milano dove viene registrato e mixato l’album in uscita.
Più tardi, nell’autunno 2016, il dj di riferimento della disco-funk-house newyorchese Inflagranti remixa il brano “Africa”, il 2 dicembre dello stesso anno il debutto live del progetto registra il sold-out presso il Combo Social Club di Firenze, da cui è tratto il video in alto che vi presentiamo in esclusiva.

Abbiamo chiesto a questo nuovo e intrigante progetto fiorentino di presentarci l’esordio con un percorso altrettanto inedito, attraverso 5 dischi e 5 artiste che hanno in qualche modo influenzato “Aquarama”.

5 album:

Mf Doom, “Special Herbs Vol.1”
Le “Special Herbs” del mistico Mf Doom sono un universo incredibile: siamo particolarmente affezionati al primo episodio della lunga collana perché contiene “Sumac Berries”, un brano che ha fatto qualcosa di più che influenzarci, ci ha letteralmente stregati e indicato una via a metà fra il beat e l’ipnosi melodica. Inoltre Daniel Dumile, questo il suo nome, è britannico naturalizzato statunitense ma le sue origini sono di Trinidad e Tobago e indossa sempre una maschera. Serve altro per diventarne fan?

Gorillaz, “Plastic Beach”
Damon Albarn per noi è come Re Mida, tutto quello che tocca diventa oro. La sua creatura Gorillaz nel 2010 pubblicava un album di canzoni semplicemente incredibili impreziosite da featuring pazzeschi. Quando abbiamo scritto i brani dell’album (durante un estate fatta di plastica e asfalto cittadino) abbiamo pensato tantissimo alla scrittura di Albarn in quel contesto, capace di unire melodie melanconiche al groove in un sound del tutto moderno e contemporaneo. Forse quello è il pop del futuro.

Piero Umiliani, “Today’s Sound”
Il nostro concittadino Piero Umiliani nel 1972 pubblicava “Today’s Sound”, un esercizio di stile pazzesco dai tratti modernissimi: si va dalla lounge più raffinata ai groove ipnotici, fino a intriganti suggestioni tropicali in sala di synth. L’Italia dei 60s e dei 70s è molto importante nei nostri ascolti, ma questo disco più di altri ci ha fatto ricordare il paese dove siamo nati durante tutta la stesura dell’album. Inutile nominare Battisti, si da per scontato che se io, tu noi o tutti facciamo musica ne siamo stati influenzati.

The Beach Boys, “Pet Sounds”
Se nel fare musica ti avvicini anche solo lontanamente a degli immaginari marittimi o a delle suggestioni estive, va da sè che i Beach Boys debbano piacerti. Noi ne siamo semplicemente ossessionati. La title-track è in qualche modo il manifesto della musica che ci piace: affascinante, evocativa, melanconica, senza tempo e arrangiata con classe infinita. Gli mancherebbe solo il groove, fortuna che ci ha pensato Bullion col suo disco mash-up “Pet Sounds in the kee of Dee” che fa incontrare Brian Wilson con J Dilla, in sostanza, la Los Angeles che conta.

Novos Baianos, “Acabou Chorare”
Acabou chorare significa “basta piangere” invece, ogni volta che ascoltiamo quello che per Rolling Stone è il più bel disco della musica brasiliana, finisce per scenderci una lacrima. Più semplicemente “Acabou Chorare” è un disco pieno di passione dove si può chiaramente respirare il Brasile attraverso canzoni magnifiche, delicatissime, dai cantati all’apparenza naïf ma al contrario incredibilmente raffinati. C’è la samba, c’è la chitarra, c’è il ritmo e c’è la musica di ragazzi orgogliosamente appartenenti alla loro città e alla loro terra ma che consapevolmente sapevano di parlare una lingua universale. Questa è musica.

5 artiste:

Angel Olsen
Un po’ retrò un po’ no, come piace a noi. Il disco di Angel Olsen spacca nel vero senso della parola, vi troverete chitarre ruggenti e voci degne delle grandi chanteuses anni ’60. Non a caso esce per una delle etichette più belle del mondo – Jagjaguwar Records – che mette insieme, fra i tanti, i Foxygen e i nostri beniamini Unknown Mortal Orchestra.

Matilde Davoli
Il suo “I’m calling you from my dreams” è del 2015 ma la pugliese Matilde Davoli ha letteralmente spaccato il palco del Primavera Sound di Barcellona del 2016, aiutata anche da un batterista superbo. Forte un disco bellissimo e dell’essersi affacciata così bene sulla scena internazionale il 2017 per lei non potrà che essere fantastico.

LNDFK
Linda Feki, in arte LNDFK incarna l’utopia, che in lei diventa reale, di cultura mediterranea moderna evoluta portando nel suo dna sangue napoletano e tunisino, ma di formazione parigina: nord e sud europa che guardano all’africa e trovano la loro perfetta risoluzione in beat elegantissimi e arrangiamenti raffinatissimi dal groove costante ma mai stucchevole. Il suo Ep parla chiaro, il 2017 sarà un grande anno per l’affascinante Linda.

Alessandra Altavilla
I Blue Willa e il Primavera Sound, poi i Calibro 35 con i teatri e le grandi colonne sonore, poi il duetto con Filippo Timi e ancora il featuring col musicista brasiliano Barro quasi a dire “la nuova Vanoni sono io”: per Serena Altavilla l’aggettivo “brava” non basta, è qualcosa di più. Per la sua nuova avventura con i Solki, dal suono ruvidamente à la Pavement, le auguriamo il miglior 2017 possibile.

Sharon Jones
Non vogliamo fare ironia macabra e di cattivo gusto, ma il 2016 lo ricorderemo sempre anche come l’anno in cui la meravigliosa Sharon Jones ha lasciato questo pianeta. Sempre insieme ai “suoi” Dap Kings, la regina di casa Daptone Records ha lasciato un vuoto nella musica soul che difficilmente immaginiamo essere colmatile.

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