The XX, “I See You” (Young Turks, 2017)

Eccolo, uno tra i dischi (e ritorni) più attesi del 2017. Gli XX realizzano il terzo album “I See You”, dopo sedici (!) mesi di lavoro in cinque differenti locations, tra cui Londra, Reykjavik e New York. Già ad un ascolto superficiale il disco rivela i seguenti dati inconfutabili: 1) da quel Mercury Prize vinto nel 2010 sembra passata un’eternità dal punto di vista artistico; e 2) la missione di creare un prodotto adatto al largo consumo e agli scenari dei grandi festival è assolutamente portata a termine. Possiamo definire quella del trio londinese come una mutazione da bruco a farfalla.
Ma a quale prezzo?

Le dieci canzoni vedono la produzione, oltre al deus ex machina Jamie Smith, di Rodaidh McDonald (King Krule, How To Dress Well, Savages) con un risultato che si avvicina molto nel sound al lavoro solista di Smith uscito a metà 2015, ancor più che ai precedenti dischi del gruppo. Laddove però “In Colour” l’artista ventottenne dimostrava di possedere qualità e quantità in egual misura – ben cinque i singoli estratti, le collaborazioni di interesse con Four Tet e Young Thug – in “I See You” la prima decisamente latita. Questo al di là del pattern sintetico e molto ragionato, che ci aspettavamo vista l’infinita gestazione del disco. Si prendano ad esempio i pezzi di lancio: “On Hold” del novembre scorso campiona per il refrain, come già avevano fatto i Simply Red, la vecchia hit di Hall & Oates “I Can’t Go For That (No Can Do)”; “Say Something Loving” prende invece spunta da un’idea melodica dei Roxette per la famosissima “You Don’t Understand Me” datata 1995. E come già detto sulle nostre pagine, trasmette all’ascoltatore un mood di raffinatezza e sensualità che permea anche il resto del lavoro.

Non mancano momenti legati alle atmosfere del passato, soprattutto nei tre brani posti a metà album: il punto più alto di una sequenza priva di originalità è “Brave For You”, grazie all’eccellente performance vocale di Romy Madley Croft. Il motivo è che a parere di chi scrive si è esaurito l’effetto sorpresa e il genere inizia a mostrare la corda. Dopo la definizione di chillwave si potrebbe coniare quella di new romantic 2.0, se è vero che le medesime soluzioni e arrangiamenti in stile eighties sono state proposte recentemente da Chairlift, Daughter e Wild Nothing.
L’altra faccia di “I See You” è catchy e pop, e in questo la frizzante “Dangerous” con un bel giro di basso si fa manifesto del nuovo corso degli XX, così come gli echi house di “A Violent Noise” e l’instant refrain un pò facilotto di “I Dare You”.

Crediamo che la strada futura sarà questa ed è difficile contraddire un gruppo i cui sogni sono diventati realtà e che vuole puntare in alto nel segno del rinnovamento. Mi sia concessa la rima baciata: meno chitarre e meno emozioni valgono più pubblico e più soldoni.

55/100

(Matteo Maioli)