LADYHAWKE, “Wild Things” (Polyvinyl,2016)

LADYHAWKE-Wild-Things-PAK-SHOT-2602-lowresDopo quattro anni di silenzio ma soprattutto di disintossicazione dall’alcool che, come lei stessa ha spiegato, era l’unico modo con cui riusciva a combattere la propria social anxiety ed esibirsi, Ladyhawke è tornata con “Wild Things”, raccolta pop dai toni leggeri che riflette a pieno la redenzione e la ritrovata serenità dell’artista.
Se con “Anxiety” del 2012 la cantautrice neozelandese ci aveva lasciati soddisfatti con un album di un certo spessore che univa al pop elettronico una dose di alternative rock, oggi il sound è decisamente più commerciale e un po’ meno appagante.
Realizzato con il produttore Tommy English (Børns, Dark Waves) e abbandonata la chitarra per lasciare spazio al sintetizzatore, “Wild Things” elimina tutte quelle cupe e disordinate emozioni degli album precedenti in favore di accordi più facili che esprimono sentimenti altrettanto semplici.
La track di apertura “A Love Song”, una sorte di ode alla vita coniugale (la Brown è fresca di nozze) è interamente elettronica e definisce fin da subito i toni pop pieni di ottimismo e vitalità che l’album seguirà. L’enfasi infatti continua con “The River” che partendo da una base synth-pop esplode nel ritornello (“na na na na”) perfetto per una hit estiva ultra leggera.
L’atmosfera di benessere scorre ininterrotta per tutti i 38 minuti di durata dell’album, interamente costruito su synth patinati e ritornelli ampi, senza mai cadere nella tentazione di fare un passo indietro e riportare in vita la vecchia Ladyhawke.
Ciò non significa però che il talento della Brown sia scomparso, anzi, ne sono riprova bravi come “Sweet Fascination”, dal ritmo un po’ più basso e seducente, “Money to Burn” e la nervosa “Let it roll”, dove si intuiscono influenze di gruppi come i Chvrces o gli Yazoo.
Insomma, questo inaspettato ottimismo dell’artista se inizialmente lascia un po’ spiazzati poi piace, ma senza esaltare eccessivamente. Wild Things è ok, ma purtroppo non aggiunge nulla di nuovo al vasto panorama del pop moderno.
It’s only pop but i like it (not so much)

57/100

(Virginia Tirelli)