MARK MCGUIRE, “Along The Way” (Dead Oceans, 2014)

Mark-McGuire-Along-The-WayPoteva dircelo Mark McGuire che le cose migliori le teneva per sè, invece che farci preoccupare per la malasorte degli Emeralds. Per chi non conoscesse gli Emeralds, in breve: tre ragazzi americani sparsi tra l’Ohio e l’Oregon che hanno suonato uno dei migliori dischi ambient degli anni Dieci (“Does It Look Like I’m Here?”, nel 2010) che ha portato con sè una discreta dose di popolarità tra gli affezionati e i non affezionati del genere. Gli stessi che poi però hanno storto non poco il naso due anni dopo con “Just To Feel Anything”, album scialbissimo anche nel nome, che ha anticipato di poco lo scioglimento ufficiale del trio.

Da qui le preoccupazioni scritte sopra: eravamo già quasi rassegnati al ricordo e alla nostalgia. E invece succede che esce il disco di Mark McGuire a dirci che non ne è ancora il tempo. Sebbene non sia il primo episodio da solista del ragazzetto di Cleveland, questo nuovo “Along The Way” prova infatti a dire una cosa più delle altre, già a partire dal titolo: “sono ancora qui”.

Una determinazione, quella di Mark McGuire, che è un caleidoscopio di elettronica, ambient, post-rock e psichedelia. Insomma di quello che tanto bene riusciva agli Emeralds. Dal punto di vista musicale infatti “Along The Way” riprende da dove McGuire aveva interrotto: le aderenze ai dischi suonati in passato ci sono, e chi aveva apprezzato prima apprezzerà anche adesso, ad esempio in “In Search Of The Miraculous”, il singolo di lancio.
Rispetto alle cose già sentite però c’è una sostanziale differenza: in tutto il disco si avverte un’attitudine meditativa che nei dischi degli Emeralds rimaneva soltanto latente. Ora invece viene fuori in tutta la sua potenza negli echi distorti, nel il tessuto ipnotico delle canzoni: “The Instinct”, al centro del disco, è un viaggio sensoriale lungo dodici minuti, in salita.

Un punto altissimo raggiunto dal quale poter vedere meglio tutte le cose: non a caso è lo stesso McGuire che pensa al disco come – parole sue – “la ricerca delle risposte ai grandi misteri della vita”. Una tensione al filosofismo che si intuisce anche dai nomi delle dodici tracce – “The Human Conditions”, “Wonderland Of Living Things”, “The War On Consciousness”, “Arrival Begins The Next Departures” – e che sembra essere messa a fuoco, ora che Mark McGuire è (finalmente?) da solo.

“Along The Way” è insomma un disco gigante, complesso, ambizioso. Un disco che serve a Mark McGuire per mettere alla prova sé stesso, e per mettere alla prova noi che lo ascoltiamo. Chi riesce a farsi avvolgere e a goderselo sarà d’accordo nel dire che è la cosa migliore di McGuire fino ad ora, Emeralds o no.

77/100

(Enrico Stradi)

5 marzo 2014