THE RAVEONETTES, “Observator” (Vice Music, 2012)

Il duo danese, Sune Rose Wagner (chitarra, voce) e Sharin Foo (basso, voce), dopo una breve pausa, nemmeno un anno, ritorna sulla cresta dell’onda. Lo fa con “Observator”, uscito ancora una volta per la Vice Music. Le forti venature dark del penultimo album “Raven in the Grave” (2011) vengono mitigate, limate. La malinconia del disco precedente non scompare del tutto, piuttosto si evolve, si trasforma. Il fantasma dei Jesus & Mary Chain riecheggia in disparte, quasi in solitaria (“Young and cold”, “You hit me, I’m down”, “Sinking with the sun”). A farla da padrona è la sensibilità pop, la ricerca della leggiadria scacciapensieri (vedasi la dipendenza, depressione affrontate dal leader Sune Rose Wagner). Regnano sovrane le melodie, costruite su pochi accordi e sul contrapporsi fluttuante dei due cantati, quello femminile di Sharin e quello maschile di Sune Rose. A tratti questo riuscito incrocio vocale ricorda nella forma lo storico duo del pop targato anni ottanta Pandy McAloon e Wendy Smith (Prefab Sprout) e nella sostanza il giovane duo indie Kip Berman e Peggy Wang (The Pains of being pure heart). Paragoni fosse azzardati ma non fuorvianti.

Nei Raveonettes permane un’anima sporca, amante delle distorsioni e feedback sonori (“Till the end”) ma allo stesso tempo emerge una nuova identità, attenta, più che in passato, al suono d’insieme e desiderosa di smarcarsi dai modelli musicali presi a riferimento nei primi album (Jesus & Mary Chain, Phil Spector, Everly Brothers). Continua il processo di maturità iniziato con “Raven in the grave”, si tratta di una crescita consapevole, pronta a destare sorprese continue, a volte spiazzanti e di difficile comprensione.

Come tutte le evoluzioni “Observator” non è immune da sbavature e da piccoli errori: nella fattispecie il livello qualitativo delle canzoni nella prima parte si mostra medio-basso, per poi aumentare di livello nella seconda parte, fino all’apice di “Till the End”. Si alternano canzoni più o meno riuscite, ma con un caratteristica in comune: l’orecchiabilità. Chissà, forse, questa volta i Raveonettes usciranno dallo stato di band di nicchia.

68/100

(Monica Mazzoli)

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