THE INTELLECTUALS, “In The Middle Of Darkwhere” (Jeetkune Records, 2011)

La città eterna non riesuma solo passato storico ma anche elettrizzante presente. Non solo sassi, mummie o crogioli ma rock Cramps(iano) fino al midollo. Poco importa infatti che The White Stripes ci abbiano lasciato con un pugno pieno di mosche, perché il garage italico vive di vita propria e si muove nel sottosuolo con la stessa intensità tellurica di un amplesso rubato in uno scantinato. Musica per organi caldi quella degli Intellectuals che giunti al quarto album edito da Jeetkune Records segnano il territorio con una pisciata calda di garage/wave e senza nemmeno sgrullare gli strumenti ci ricordano che il rock’n’roll è vivo e vegeto come non mai.

“In The Middle Of Darkwhere” è prima di tutto un luogo, un piccolo centro di recupero per invasati che dal suono vorrebbero solamente uno schiaffo in faccia. Un luogo dove però è possibile incontrare i Pussy Galore che fanno surf, i Monks di rosso vestiti che imbrattano le chiese a ritmo psychobilly e i Black Lips regrediti ad uno stato di purezza simile al diamante, ovviamente grezzo e di ottima caratura. Citare le influenze potrebbe però trarre in inganno perché la luce che Samir, Tina, Elena e Francesco emanano non è di certo riflessa. “A Cheap Religion” basta al sottoscritto per travestirsi da Poison Ivy Rorschach che impazza per i gingilli erotici di Elvis. “Frankenwrong”, “Thirsty Dinosaur” e “Troppo Odio” basteranno a voi per eleggere gli Intellectuals a vostra band preferita dai tempi dei romani. Tenere lontano dalla portata di Nerone.

85/100

(Nicola Guerra)

2 novembre 2011

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