MONOTONIX, “Not Yet” (Drag City, 2011)

“I Monotonix ti cambiano la vita”. Una frase forte, coniata per creare grandi aspettative sulle infuocate esibizioni del trio israeliano, e appoggiata persino da alcuni gruppi di Facebook.
Per chi ha avuto la possibilità di poter partecipare a un loro concerto, l’esperienza è stata rivelatrice di un impatto dirompente, esibizione-scontro tra rock sporchissimo, teatro ironico, circo da strada e caos imperversante.
Una rappresentazione rock goliardica a 360 gradi, in cui il pubblico diventa parte attiva per la buona riuscita finale.
I miei ricordi si legano indissolubilmente alle tre esibizioni a cui sono stato presente, e agli autografi del chitarrista Yonatan Gat, che fanno bella mostra sui due 7” pollici a tiratura limitata stampati nel 2010.
Partirei proprio da queste due mini-pubblicazioni per capire appieno il percorso che dal primo Ep, di qualche anno fa, ci porta all’ascolto dell’ultimo “Not Yet”.
Su quei dischetti trovarono spazio quattro pezzi molto tirati, un matrimonio alquanto improbabile tra Stooges ancora più stonati che cercano di rubacchiare qualche riff ai Blue Cheer e garage-punk deviante.
In “Not Yet” i pezzi diventano dieci, di cui tre ripescati dalle registrazioni dell’anno scorso, ma il contenuto rimane pressoché immutato.
La produzione è affidata alle sapienti mani di Steve Albini, uno che sa come catturare energia e ruvidezza, elementi indispensabili per questa divertente e imprevedibile band.
“Nasty Fancy” ci introduce all’interno di distorsioni marcatamente punkeggianti, al canto sgraziato/sguaiato di Ami Shalev e alla martellante batteria del simpatico Haggai “Bonanza” Fershtman.
Molto interessante il susseguirsi di trame chitarristiche permeate dal funk di matrice hendrixiana, che abbracciano pienamente il garage sfilacciato prodotto dal trio.
I risultati migliori di questo connubio sono “Before I Pass Away”, una vera gemma che rimanda a sonorità molto in voga sulla fine degli anni Sessanta, e “You And Me”, che richiama le loro registrazioni passate.
“Blind Again” è stoner reiterato, punk di terza categoria e hard-rock vituperato in un’unica traccia.
I Monotonix centrano pienamente il difficile esame della terza prova, anzi, riescono finalmente a trasportare su disco l’impatto live che mancava nei precedenti “Body Language” e “Where Were You When It Happened?”.

73/100

(Matteo Ghilardi)

10 febbraio 2011

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