TURIN BRAKES, Outbursts (Cooking Vinyl / Edel, 2010)

Probabilmente il complimento più grosso ai Turin Brakes l’ha fatto un mio amico, appassionato di musica ma che non ha mai avuto la passione per la conoscenza enciclopedica di miliardi di gruppi e che soprattutto è da mo’ che non ha tempo di ascoltarsi il numero di cd che invece il sottoscritto si sciroppa, che – entrato a casa mia mentre mi ascoltavo questo nuovo “Outbursts” – ha subito sentenziato: “Sono i Turin Brakes questi, vero?”. Sembrerà banale, ma non lo è: essere riconosciuti, avere la propria personale cifra stilistica pur essendo un classico duo folk-rock (N.A.M. si sarebbe detto nel 2001…) non è così facile. Soprattutto poi se non si è prodotto poi così tanto materiale (“Outbursts” è il loro quinto album).

La constatazione sicura del mio amico porta in sé un’altra considerazione: che le coordinate di “Outbursts” si dipanano lungo le classiche direttrici dei freni torinesi senza particolari scossoni di genere. In fondo non ce n’è bisogno se le canzoni parlano da sole, e “Outbursts” regala momenti di dialogo davvero intimo con l’ascoltatore.

“Sea Change” (il singolo) attira l’attenzione su di sé con il suo andamento stradaiolo e dylaniano, ma è fin dal secondo brano “Mirror” che si capisce che questo album è capace di regalare profondità ed emozioni. La formula è vincente: chitarre acustiche sopra tutto, batterie bassissime sotto quasi impercettibili, violini e altri ammennicoli ad abbellimento quieto che non disturbano. Che dire dunque della melodia ascendente di “Rocket Song” che si apre in uno splendido ritornello come un sole per troppo tempo dietro a qualche nuvola insistente? Oppure della casalinga “Paper Heart” e della jeffbuckleiana “The Invitation”? Che sono belle canzoni, punto. Magari a qualcuno potranno anche avere stancato le voci un po’ sempre-così di Olly Knights e Gale Paridjanian, ma sinceramente quando parte un pezzo come “Will Power” nulla di tutto questo si può notare, si può essere solo attratti da quella soavità che i Verve invece non ci offrono più.

Un album confidenziale e non piagnucoloso come non si sentiva da tempo, e fa strano che ce lo regalino proprio i Turin Brakes che li si era dati un po’ per “finiti”. Che bello essere smentiti nelle proprie frettolose e superficiali prese di posizione.

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *