Dalla Divisione Gioia al Cattivo Tenente, i nuovi New Order

“I New Order che sostituiscono Peter Hook con Alex James dei Blur è come se i Velvet Underground sostituissero John Cale con Sting.

Questo il lapidario commento che Stuart Braithwaite dei Mogwai, non di certo un fan dei Blur, si è lasciato sfuggire coi suoi amici. Evitando dichiarazioni alla stampa plateali come quella dello scorso autunno quando aveva promesso di reinserire nel merchandising della band di Glasgow le famigerate t-shirt anti-Blur alla notizia della loro reunion. Chiaramente con una modifica: BLUR ARE SHITE…Once Again.

Blur Shite

Tutto ciò ammesso che di sostituzione si tratti.
James è infatti tornato a pieno regime al lavoro coi Blur che, nuovo album o meno, sono ricomparsi in questi giorni sui palchi britannici (news). Ci sarebbe da precisare poi come, a due anni dall’abbandono definitivo dello storico bassista ormai votato a dj-set electro-house in giro per il mondo, ciò che resta della Divisione Gioia cambia ufficialmente volto e nome, mettendo definitivamente nel cassetto quel New Order scelto dopo la morte di Ian Curtis. Nome che tanto aveva fatto discutere, dopo la querelle sull’originario Joy Division, per essere presente nel “Mein Kampf” di Hitler. Sebbene i tre mancuniani avessero rivelato da subito la vera fonte, ovvero il titolo di un articolo del Guardian sulla Cambogia dei Khmer Rossi.

Altrettanto controverso sembrerebbe il nuovo nome, Bad Lieutenant, se non rievocasse il non imperdibile film del 1992 diretto da Abel Ferrara con un immenso Harvey Keitel nelle parti di un poliziotto corrotto e dissoluto poi folgorato dalla visione di Cristo.

Non ci è dato sapere quanto Bernand Sunmer e Stephen Morris insieme al chitarrista Phil Cunningham arrivato nel 2004, vorranno ravvedersi dopo i contraddittori ultimi capitoli della saga di uno dei progetti più influenti degli anni ’80 e oltre. L’album è stato definito dal sound molto guitar per la presenza di tre chitarre. L’unica anticipazione in giro per la rete si può rintracciare in un brano scritto da Sumner, “Sink Or Swim”, piuttosto brit e lineare in questa veste unplugged per potersi fare un’idea più ampia.

(Piero Merola)

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