LILY ALLEN, It’s Not Me It’s You (EMI, 2009)

L’effetto sorpresa è finito. Lily Allen passa direttamente dall’essere una delle ninfette pop che fa fico citare, con annessa storia trendy della scoperta su MySpace e le altre menate, ad essere snobbata. Eh sì, così va la vita, si sale e si scende molto velocemente nella girandola del music-business.

“It’s Not Me, It’s You” ha tutti i difetti della seconda prova, incerta, di un’artista buttata sotto i riflettori troppo in fretta: manca, soprattutto, quella leggerezza di pezzi come “Alfie” che hanno fatto amare il primo disco “Alright, Still” anche a chi non frequenta abitualmente il pop mainstream. Manca proprio il sorriso, quasi che fosse rimasto tutto in quella “Smile” che l’aveva fatta conoscere a tutto il mondo.

In primis latitano i produttori: il sound è già vecchio, le batterie tremende… dimostrazione che in campo easy i produttori contano ancora di più, basti pensare a che fetta di importanza hanno per ogni cambio di direzione di Madonna. E comunque lasciamo anche stare i “mostri sacri” della pop-music, Lily gareggia con altre potrebbe obiettare qualcuno. Ok, ma il tabellone segna che oggi, a livello di attualità di suono, Kate Perry batte Lily Allen 3 a 0. E si potrebbe continuare.

La cantante londinese guarda di qua e di là, ai Keane (“I Could Say”) oppure a Santogold (“Back To The Start”) senza arrivarci neanche lontanamente vicina, svolgendo il compito assegnato senza sprazzi che possano valere davvero la pena (“22”, “Chinese”), poi a volte sbaglia mira in una maniera imbarazzante (terribile il finto folk-western di “Not Fair” e il finto valzer-musette parigino di “Never Gonna Happen”).

I momenti migliori sono due, quando Lily Allen fa la Lily Allen leggermente più matura rispetto al passato, e cioè nel singolo “The Fear” e nella beatlesiana “Who’d Have Known”.

“It’s Not Me, It’s You” è in definitiva il risultato di un’artista ancora ragazzina che ha perso lo smalto dell’incoscienza senza trovare il bandolo della maturità. Aspettiamo che questa confusione passi: magari ci porterà, la prossima volta, una Lily Allen finalmente donna con la D maiuscola, chi lo sa.

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *