Intervista a Bugo

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Prima della riuscita esibizione ad Italia Wave, il Bugo del millennio incontra Kalporz. C’eravamo fatti tanti castelli su significati reconditi, capacità di provocare e rimandi trash del novarese trapiantato a Milano, veniamo invece a scoprire che abbiamo cannato tutto. Anzi, a pensarci bene abbiamo solo confermato che Bugo è davvero un artista e un personaggio atipico, e per questo incommensurabilmente adorabile. Questa la chiacchierata condita da un sacco di risate.

Mi ha colpito quando in “C’è crisi” dici la frase “beni separati e mali in comunione”. Quali sono questi mali in comunione?

Il brano è  in negativo. Non è che dico “che bello”, sto dicendo “c’è crisi”. A parte che mi piaceva il gioco di parole, in genere si dice che si hanno i beni in comunione e poi mi piaceva poeticamente la frase, semplicemente. Non c’è chissà che cosa dietro.

Poi sempre nel testo di “C’è crisi” dici “oppure semplicemente…” e sembra che ci possa essere un’altra spiegazione.

Io non do una spiegazione a me stesso e agli altri. Non l’ho mai fatto e non mi va. Mi piaceva l’idea di dire “ok sento in giro dire quest’espressione, però non voglio chiudermi in questa negatività”. Quindi il “fa niente” non è volersi scrollare di dosso la cosa, non è come dire “che cazzo me ne frega”, perché comunque il brano è energico. Non è che sto dicendo “c’è crisi” (fa la faccia abbacchiata, NdR), lo dico con una certa verve. E’ un po’ un invito a fare qualcosa.

O per prendere per il culo chi lo dice?

No, non prendo per il culo mai nessuno. Non mi piace come espressione. Capita spesso che me lo dicano, però non scrivo brani per prendere per il culo, non ho interesse. Tutti i miei brani che possono sembrare provocatori in realtà non vogliono esserlo. Dico semplicemente una cosa che sento dire, mi è simpatica perché te la senti dire tutti i giorni. Ho detto: “voglio scrivere un brano che inizia così: c’è crisi”. Poi ci giro attorno. E sono uno molto ottimista io, è in quel senso il brano.

Oltre a “Love Boat” quali altri telefilm degli anni ’80…

Beh no aspetta, il titolo della canzone – voglio dirlo subito – non volevo fosse “La barca dell’amore” (risate) e allora mi è venuto “Love Boat”. In realtà avrei voluto scrivere un brano più bello di quello.

Più bello di “Finché la barca va?”

No (risate), più bello della sigla del telefilm: “Mare, profumo di mare” (canta). E’ un brano estivo, simpatico. Però non ci sono riuscito.

Ti ricordi qualche altro telefilm di quel periodo?

Tutti li ho visti. “Supercar” e poi come si chiamava quell’altro… “A-Team”.

Il protagonista di “Love Boat” faceva anche “Fantasilandia” dove c’era un nano.

E’ vero. Ma ti dico la verità, “Love Boat” l’ho visto sempre poco. Non mi è rimasto molto, a parte la sigla.

C’è un mio amico che ha una speciale classifica un po’ provocatoria sulle città più brutte del mondo: Sassuolo, Rovigo e Novara. Cosa vuoi dire al mio amico per fargli cambiare idea?

Niente, ha ragione, cazzo (risate). In realtà come città non è brutta Novara, dico esteticamente, il centro storico è molto bello. Però non c’è niente. Geograficamente mi piace dove sono nato però non c’è niente, non c’è movimento, non c’è movimento di idee.

Gruppi ce ne sono?
Bugo… no, non saprei dirti. Vivo a Milano da nove anni. Ci torno volentieri però. E’ un po’ che non ci vado perché anche la mia famiglia si è spostata, però se capita mi fa piacere perché io ho fatto 25 anni là. Ci sono nato e ho dei bellissimi ricordi.

Ho sentito questa frase, non ricordo se in un film: “non ho amici, ho solo dei contatti”. Ti riconosci?

Bella ‘sta frase. Ma che film è? Eh, il contatto fa figo (risate). E’ tutto e niente: “c’ho il contatto”. Che cazzo è? A che livello? Bella comunque ‘sta frase.

Hai degli amici? Alla fine poi la domanda è quella.

Sì. Uno. Quanti vuoi averne veri nella vita?

Visto che sei casalingo – non so se lo sei ancora – cosa ti piace cucinare?

Sono ancora casalingo nel senso che faccio tutto in casa, come tutti poi. Nel periodo estivo primaverile non sto quasi mai in casa, se posso esco anche la sera, nella norma. Però cucinare… è un macello, ragazzi.

Io tutte la volte che sono ai fornelli canto la tua canzone.

Ti ho rovinato. Cucini bene almeno?

Due uova sì.

Non è servita a niente quella canzone allora (risate).

(Paolo Bardelli)