INTERPOL + dEUS, Piazza Castello, Ferrara, 15 luglio 2008

interpol-2008

Dialoghi online.

Silvia wrote:

…questi Interpol?
Mi è giunta voce che gli Interpol sono stati una noia mortale.
Qualcuno conferma? Posso essere felice di aver visto solo i FranziFerdinandi?

Paolo wrote:

Gli Interpol a Ferrara sono stati come la piomba che sale dopo un pranzo di matrimonio, senza però l’euforia di aver almeno bevuto un po’ di vino. La gente si sdraiava in Piazza Castello e metteva su la sveglia.

Piero wrote:

Bah, io credo che all’aperto gli Interpol perdano granché. M’erano piaciuti di più quest’inverno. Paul Banks ha sprecato troppo la voce non costruendo bene la scaletta. In più, se non ti chiami Sonic Youth, suoni così distorti e pieni di bassi a Ferrara sono un disastro. “NYC” però è stata come al solito commovente. Non che ci sia bisogno di sottolinearlo, ma i dEUS hanno fatto senz’altro miglior figura. Solo quattro, per inciso magistrali, esecuzioni dei brani precedenti all’ultimo album (“Instant Street”, “Fell Off The Floor Man”, “Theme From Turnpike”, “Bad Timing”) e tutta roba del nuovo che tuttavia ho rivalutato in un paio di episodi.
Memorabile Tom Barman che ai vari patinatissimi bar della città preferisce un baretto eufemisticamente vintage su Via Garibaldi, con tanto di stecca dell’occhiale scuro in bocca e sguardo da manzo rivolto a ogni esemplare di genere femminile.
Silvia: molto meglio i Franz Ferdinand ma in concerti del genere ci sta che sia così. Eppoi sono di natura più carichi e meglio amalgamati. Gli Interpol hanno una sezione ritmica che è due spanne superiore tecnicamente agli altri due componenti. Quindi dal vivo, nei momenti più delicati, manca proprio quella coesione cui una voce così limitata non riesce a sopperire.

ll08_-_deus

Paolo wrote:

I dEUS li hanno surclassati. Rispetto al concerto che vidi nel 2001 i belgi sono più standard ma non hanno perso il gusto per l’obliquità. Riff malefici, muri di chitarre e virgole di tastiere, vibrafono e violino spingono il loro live tanto quanto la voce di Barman (quindi Piero… nomen omen?) perfettamente cerebrale.

Gli Interpol sono stati drammatici: il confronto sonoro coi dEUS è impietoso, Daniel Kessler si dimena senza senso davanti ad una folla ammutolita al terzo brano ma è come sulle sabbie mobili, più si muove più affonda. Oltre a ciò il chitarrista dalla faccia più gné-gné della storia del rock non becca gli attacchi, tutti e cinque (c’è un tastieraio…) suonano slegatissimi come a voler dire: “Eh, siamo qui a replicare da più di un anno questo cazzo di show di ‘Our Love To Admire’, suoniamo ma finiamola alla veloce!”. I suoni sono tremendi, come passati all’interno di un imbuto. La voce di Banks è sommersa (anche se non ho sentito il calo che dici tu, Piero…) e non può fare miracoli, il pubblico sonnecchia svegliandosi solo nel momento in cui parte “Not Even Jail” e i riflettori vengono sparati addosso le pupille della gente. Anzi deve sorbirsi una battuta indecente del batterista Sam Fogarino che, quando la band torna sul palco per il bis, chiede al microfono: “Cosa vuol dire il mio cognome in italiano?”. Sì, era meglio essere ad ascoltare banda della borgata che suona “Ma com’è bella l’uva fogarina!”. Il tutto termina con “Roland” suonata come un rutto.

(Paolo Bardelli / Piero Merola)