THE NEW PORNOGRAPHERS, Challengers (Matador, 2007)

Se c’è qualcosa di pornografico, negli angoli della Rete che bazzichiamo io e voi, sta nel meccanismo perverso di aspettative che circondano ogni gruppo o artista che abbia avuto la sventura di aver fatto, a un certo punto della propria carriera, un bell’album. Tanto basta per essere investiti da un giorno all’altro del ruolo di salvatori della musica, ed essere pronti per farsi immolare da legioni di blogger e elettroscribacchini che, a ogni successiva pubblicazione, ci terranno a far sapere che sì, non è bello come il precedente e che avremo la conferma solo al terzo, quarto, quinto, millesimo album.

Dopo aver sparato sulla categoria che in questa sede rappresento, con faccia bronzea eccomi quindi a dire la mia sulle nuove gesta dei New Pornographers. Sono passati due anni da quell’orgasmo sonoro che rispondeva al nome di “Twin Cinema”, terzo album della combriccola canadese capitanata da Carl Newman che li aveva fatti esplodere al di fuori dei confini nazionali e delle carriere parallele dei singoli componenti. I Pornografi, nati come side project di gente impegnata in altri progetti e una decina di altre band, avevano travalicato i propri limiti per mettere a segno il fuoricampo della vita, trasformando la propria natura giocosa e un po’ improvvisata in un’esplosione di fulgida energia pop.

Ecco perché questo “Challengers” è stato condannato ancora prima di nascere a tradire le solite, stratosferiche aspettative, generando quell’ansia da prestazione che si porta via il divertimento e l’energia. Sia chiaro: non è un album disastroso, è solo che i New Pornographers scendono dalle vette precedenti per rientrare nei limiti della loro natura eterogenea e fluttuante. Di “Challengers” si sentono distintamente i singoli ingredienti (l’eterno liceale Newman, lo scanzonato Dan Bejar, la sirena ammaliatrice Neko Case) senza che emerga il tocco dello chef. Mancano soprattutto punti focali, brani che catalizzano l’attenzione, manca il tiro e l’energia del passato.

Uno dei motivi di tale mancanza è che i New Pornographers hanno scelto, chissà perché, di togliere la power al loro pop per farsi più acustici, avvicinandosi al folk, e più malinconici: così bisogna arrivare al quinto brano per cogliere il primo barlume delle (non troppo) antiche scintille. Newman sembra bloccato sul registro ballad che pure aveva dato frutti prelibati su “Twin Cinema”: qui va dal moderatamente suggestivo (“My Rights Vs. Yours”) al moscio (“Unguided”) per svegliarsi finalmente a tempo quasi scaduto (“Mutiny, I Promise You”). Dan Bejar è sempre più sbracato e comunque divertente (“Myriad Harbour”) ma pure lui preda di una sbronza triste (“The Spirit of Giving”), mentre è la voce di Neko Case a rendere prezioso il waltz di “Go Places”, forse il brano migliore della nuova vena folk di Newman, particolarmente adatto alla rossa vedette dell’alt-country.

Gli aggettivi che mi vengono in mente ascoltando questo “Challengers” sono “grazioso”, “interessante”, “carino”, ma se non fosse stato per “Twin Cinema” non sarei nemmeno qui a sproloquiarci sopra. I nostri Pornografi preferiti dovranno prima o poi decidere cosa fare da grandi. Possibilmente fregandosene di noi e le nostre fregole, che tanto con una pop song non si cambia la Storia, figuriamoci con una recensione.

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