MERCI MISS MONROE, Some Minor Crimes (Ghost / Audioglobe, 2007)

Chi, tre anni fa, era salito sull’autobus giallo del debutto dei Merci Miss Monroe, non potrà fare a meno di chiedersi che cosa sia successo a quella band energica e delicata, ancora non del tutto a fuoco ma con un istinto melodico notevole.

Per chi aveva avuto l’occasione di ascoltarle, canzoni come “So goofy” e “Damndamndamn” erano favolose immersioni Blur, piccoli classici che nonn sarebbero mai stati conosciuti; eppure, tre anni dopo, quei Merci Miss Monroe non esistono più.

“Some minor crimes” continua a ricordarmi un drogato da palestra, qualcuno che solleva pesi davanti allo specchio ammirandosi, narciso, per quanto riesca ad essere potente; quell’ammasso di muscoli costruiti sa bene che non è la forza che esibisce che lo renderà interessante ma, allo stesso tempo, non riesce a fare a meno di flettere, in piena auto-adorazione, un bicipite ben oliato.

Queste quattordici canzoni spingono in continuazione sull’acceleratore, pompano ritmiche, calpestano con insistenza il distorsore, esagerano di e-bow; e, così facendo, finiscono per seppellire tutto in un’unica pasta forzuta e vuota. E la delusione è perfino più grande se si scopre, tra le pagine del libretto, che a “Some minor crimes” ha collaborato uno come Kramer, un uomo che ha accarezzato e prodotto dischi di gente come Low, Yo La Tengo, Galaxie 500… insomma, come è potuto succedere?

Per fortuna, però, qualcuno si deve essere accorto di aver esagerato, e sul finale il disco regala le sue parti migliori: il perfetto brit di “LL”, i cambi d’umore da Radiohead meno angosciati di “Polaroid”, la malinconia acustica di “At the dawn rendezvous” e, soprattutto, gli ottoni che ciondolano in “The night of the year” risollevano un disco che, altrove, sembra davvero approssimativo.

Un paio di singoli killer, nati per i dancefloor alternativi, come “Gang of blondes” e “Pretty pretty dumb” potrebbero portare “Some minor crimes” alle orecchie di molti, che scambieranno i Merci Miss Monroe per l’ennesima next big thing da NME: non male, no? Solo che, per me, questa definizione non è mai stata un complimento.

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *