KINGS OF LEON, Because Of The Times (RCA / Sony BMG, 2007)

Di tutta l’onda di nuove band uscite, a quanto ricordo in coda all’esplosione Strokes, alcune hanno mostrato la corda mentre altre hanno continuato a fare proseliti, ma una delle poche a non aver sviluppato la benché minima aspettativa fin dalle prime note emesse è quella che si fa chiamare Kings Of Leon.

Innanzitutto quanto può essere interessante una band a conduzione famigliare proveniente da una chiesa pentecostale il cui pastore è padre di tre dei membri e zio del quarto? E quanto può esserlo se, oltre al fatto che la loro formazione religiosa influisce sulla loro scrittura, propongono un southern rock privo di nerbo nonché di particolari doti tecniche?

Così la prima cosa che balza all’orecchio ascoltando la loro terza fatica è che i quattro capelloni hanno imparato a suonare. Non che siano diventati dei particolari geni, sia chiaro. Eppure sembra che l’esperienza abbia loro insegnato come migliorare le proprie capacità, forse anche in fase di stesura dei pezzi.
Al primo colpo l’attacco con “Knocked Up” riesce quasi a stupire nonostante si tratti di sette minuti in attesa di una vera botta che non arriva mai, e così le successive “Charmer”, “One Call”, “McFearless”, che di primo acchito puzzano della new-new-wave che non ti aspetti da questi pecorari.
A differenza delle due prove precedenti, pare che questa valga la pena di essere ascoltata. Non perché si tratti di qualcosa di eccezionale, ma comunque con una maggiore dignità rispetto alla storia passata. Anche i soliti numeri da rock sudista come “Black Thumbnail” e soprattutto “Camaro” (Camaro?!? Ma perché mai?) possono essere facilmente dimenticati grazie a momenti come “My Party”, addirittura ballabile nello stile dei Franz Ferdinand. Lo so, sa di subdolo.

Certo, la voce è sempre la stessa monocorde, facilmente irritante, che sa di vacche, country sudista e rodei da due lire. Su quel fronte nessuna novità. Ma perlomeno la scrittura lascia diverse speranze per un gruppo che sicuramente non ci interesserà ricordare ma che, se tutto va per il verso giusto, non ci provocherà più l’orchite ad ogni vago contatto.

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