THE MINUS 5, The Minus 5 (Yep Rock, 2006)

Minus 5 è un collettivo pop aperto a tutti orchestrato da Scott McCaughey, ex chitarrista dei Young Fresh Fellows’ (e beh!) con amicizie importanti – tipo Peter Buck – che da subito gli han dato una mano nella sua carriera solista. Deviato da troppi ascolti di Beatles e Big Star, McCaughney mette a punto il suo settimo compitino di artigianato pop dove tutto è dove deve essere. Una esosa smanicata di coretti, armonie, chitarre scintillanti, melodie di pianoforte, canzoni strofa/ritornello da manuale. Insomma, robe che o si amano o si odiano. Quel genere di omaggi alla melodia che da ascoltare risultano piacevoli e sì, magari vale anche la pena di comprare. Concludo citando l’ospitata di Colin Meloy, genio pop dei Decemberists, in “Cemetery Row W14” – malinconica ballata un po’ picaresca caratterizzata dal piglio acidulo dell’occhialuto cantante – ed elencando le canzoni che, riassumendo in toto la filosofia pop di sir Alex Chilton, rendono questo disco da sfigati degno di essere ascoltato: “Out There On The Maroon”, “My Life As A Creep”, “Twilight Distillery” (la migliore) e “All Worn Out”. Poi ovvio, qualche riempitivo di troppo – “Aw Shit Man”, “With A Gun” – lo rende più debole di quanto può effettivamente essere. Vero anche che se non ci fossero non si potrebbe parlare di disco da sfigati. E tutta la copertura salterebbe. Ma in fin dei conti ne vale la pena.

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